Dopo 50 anni ritorna Woodstock: sicuro di sapere tutto sul festival musicale del 1969?

Dopo 50 anni ritorna Woodstock: sicuro di sapere tutto sul festival musicale del 1969?

Tutti abbiamo sentito parlare del festival di Woodstock del 1969, ma li conoscete i dettagli? Dalla città al significato, da chi ha suonato a com’è andata: scopritelo con noi!

La Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock, comunemente conosciuto come Festival di Woodstock, è stato uno dei più iconici eventi musicali e culturale del XX° secolo. Svoltosi nelle giornate tra il 15 e il 18 agosto 1969 a Bethel, una piccola città nelle zoni rurali dello stato di New York, riunì alcuni dei più grandi esponenti della musica mondiale e più di 50.000 persone.

Oltre ad essere stato un festival musicale, Woodstock fu l’apice del movimento artistico e culturale hippie degli anni Sessanta. Osannato dai più, alcuni hanno cercato di distruggere il mito dei figli dei fiori. Vediamolo un po’ più da vicino!

Città, significato e artisti del Festival di Woodstock del 1969

Woodstock

Durato ben quattro giornate, anche se fu programmato per tre, Woodstock si svolse a Bethel, nelle campagne newyorkesi. Prende il nome dalla vicina città di Woodstock, nella contea di Ulster, conosciuta per le sue attività artistiche (vi si organizzano festival d’arte) e fu l’ultima grande manifestazione del movimento hippie.

I promotori del festival di Woodstock furono Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld. Fu per loro un’iniziativa commerciale, che chiamarono appunto Woodstock Ventures. Inizialmente a pagamento, divenne una manifestazione ad ingresso libero quando gli organizzatori si accorsero di aver attirato centinaia di migliaia di persone in più del previsto: circa 186.000 biglietti erano stati acquistati in prevendita.

Le droghe furono senz’altro una parte importante del festival: cannabis, LSD e la famosa Orange sunshine. La struttura non era certo attrezzata ad accogliere la moltitudine di persone accorse alla manifestazione, infatti le condizioni igieniche, come si racconta, non furono delle più attente.

Tra gli artisti che suonarono ricordiamo Jimi Hendrix, Janis Joplin, Santana, Joe Cocker, Joan Baez, The Who. Tra gli invitati che si rifiutarono di suonare al festival più iconico dei figli dei fiori ci furono i Beatles (perché John Lennon chiese che suonasse anche la Plastic Ono Band di Yoko Ono, ma gli organizzatori dissero di no), Bob Dylan perché in quel periodo si stava prendendo cura del figlio malato, i Doors perché stavano tenendo un profilo basso a causa dei guai con la legge avuti in seguito alle performance poco ortodosse del leader della loro band Jim Morrison e i Led Zeppelin, che non vollero sentirsi l’ennesimo gruppo in scaletta (come affermò il loro manager Peter Grant).

Woodstock 50: vale la pena ripeterlo?

In occasione del cinquantesimo anniversario del festival, dal 16 al 18 agosto 2019 si ripete l’esperienza che segnò migliaia di persone nel 1969. Si svolge sempre a New York, ma a Watkins Glen. Al festival è stato dato il nome di Woodstock 50 e, tra gli artisti, suoneranno non solo gruppi rock ma anche artisti appartenenti ad altri generi musicali com hip-hop, pop e commerciale. Tra i nomi più famosi ci sono gli Imagine Dragons, The Killers, Jay-Z, Santana (che farà quindi il bis!), Black keys, Miley Cyrus e molti altri.

Considerato dai nostalgici delle coroncine di fiori come la manifestazione culturale che cambiò per sempre la storia della musica e che diffuse in tutto il mondo la filosofia hippie, ci furono anche dei pareri discordanti.

La cantante italiana Rita Pavone condurrà lo speciale dedicato a Woodstock in onda su Rai2 il 25 giugno 2019. Come ha infatti raccontato a SuperGuidaTv: “Ho vissuto Woodstock da lontano ma mi resi conto della trasformazione epocale che stava avvenendo, del senso di solidarietà, dell’idea che tutti insieme si potesse cambiare il mondo. Era una rivoluzione pacifica. Chi meglio di lei poteva raccontarlo?

Kramer: ‘Macché mito, Woodstock fu uno schifo’

Woodstock

Ma non solo critiche al rifacimento. Perché Woodstock (quello originale) di certo è stato un evento di un’importanza colossale, ma in molti, esperti del settore e non solo, si sono espressi in maniera non proprio positiva sul festival.

In un’intervista a Panorama del maggio 2019, Eddie Kramer (il produttore più autorevole dell’epoca che aveva lavorato con i Beatles, i Rolling Stones, i Led Zeppelin ed era anche il braccio destro di Jimi Hendrix) aveva definito Woodstock con queste parole: “Voglio andare oltre il dato artistico, Woodstock fu un caso eccezionale di perdita collettiva di controllo. Nessun artista fece sul palco quel che era previsto. Tutti flirtarono con la pazzia improvvisando a caso, alcuni con risultati geniali, altri facendo pena” ricorda Kramer.

“Ne sono certo, fu una reazione inconscia per entrare in sintonia con l’anarchia e le allucinazioni psichedeliche della folla. Quando, a partire dal secondo giorno, tutti iniziarono a girare nudi, fu un corto circuito. Gli artisti con i loro jeans e i giubbotti di pelle non erano più un’avanguardia, ma borghesi antiquati, magari dotati pure di mutande. Insomma, una visione critica verso quello che doveva essere un festival forse più organizzato. “Le icone della trasgressione erano diventate obsolete. E la massa dettava la linea. Che paura”.