Wedding Tourism messo in ginocchio dalla pandemia: il settore dei matrimoni in perdita

Wedding Tourism messo in ginocchio dalla pandemia: il settore dei matrimoni in perdita

Il settore dei matrimoni è in calo e i numeri sul Wedding Tourism sono allarmanti tra riduzione degli eventi ed enormi perdite di fatturato.

Uno dei settori che sta pagando le conseguenze della pandemia è senza dubbio quello dei matrimoni e a subire il duro colpo è in particolare il Wedding Tourism. Sempre più coppie scelgono di sposarsi in un paese diverso da quello d’origine e l’Italia figura tra le mete più ambite per questo genere di turismo potendo vantare location storiche dalle bellezze senza pari. Ma cosa sta succedendo ora con l’emergenza sanitaria? Se il turismo è in ginocchio, lo è anche il settore turistico di nicchia legato ai matrimoni. Un mercato che negli ultimi tempi ha visto un enorme crescita e che ora sta subendo un rapido tracollo.

Numeri in calo per l’industria dei matrimoni

Le analisi condotte da JFC, attraverso l’Osservatorio italiano del Destination Wedding Tourism mostrano dei dati allarmanti. Le ricerche sull’evoluzione dei numeri nel settore sono state rese note in anteprima dall’Ansa e registrano enormi perdite nel 2020.

matrimonio coppia riso

Prima della pandemia i numeri legati al settore, nel nostro paese, erano piuttosto invidiabili, basti pensare che nel 2019 ci sono stati oltre 9mila matrimoni stranieri officiati proprio in Italia con un fatturato di 486 milioni di euro. Il repentino calo del volume di affari, dovuto alla pandemia, si è registrato in primo luogo nei mercati di USA e Gran Bretagna dove sono state registrate perdite per via di un calo di oltre il 69% degli eventi. In Italia nel 2020 è stato registrato l’87% di presenze in meno con una perdita di fatturato che supera il 90%.

Quando ci sarà una ripresa?

Dall’Osservatorio di JFC arrivano anche ipotesi su una possibile ripresa del mercato, le rilevazioni fanno pensare che la ripresa sarà ancora molto lunga. Quasi la metà degli operatori protendono per una possibile data all’orizzonte, la primavera del 2022. Il 35,5 % di loro, si dimostra invece essere meno fiducioso e prevede una ripartenza ancora più lontana.

Cosa succederà ce lo diranno solo i fatti, per il momento ci si può consolare solo all’idea che l’Italia resta comunque una delle mete più ambite considerando che da buona parte degli operatori del settore estero (59,2%) emergono numerose richieste per il Bel Paese.