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Violenza sessuale, sentenza storica: la vittima è credibile anche dopo anni

donne vittime di violenza

Chi è vittima di violenza sessuale è credibile anche a distanza di anni: la sentenza storica della Corte d’appello di Perugia.

Al termine di un’estate per nulla semplice, arriva una sentenza storica per quanto riguarda le vittime di violenza sessuale. La Corte d’appello di Perugia ha sancito la fondatezza di un diritto di straordinaria importanza. Non sono più i tempi della denuncia a poter fare la differenza per i casi di molestie di natura sessuale.

In sostanza, una vittima di violenza non è più costretta a presentare immediatamente denuncia per poter risultare attendibile. Anzi, la sua attendibilità resta invariata anche a distanza di molti anni dall’illecito subito.

La sentenza storica della Corte d’appello di Perugia

L’attendibilità della persona offesa dal delitto di violenza sessuale non è compromessa dal decorso di tanti anni dal momento in cui erano iniziate le condotte illecite al momento della denuncia dei fatti“, sottolineano i giudici in una sentenza a suo modo storica.

giudice martello
giudice martello

A portare la Corte a questa decisione, come riferito da Il Messaggero nell’edizione umbra, è stata una vicenda di abusi avvenuta negli scorsi anni. Un uomo ha commesso violenza nei confronti della nipote della sua compagna, ma nel momento in cui è stato commesso il delitto la ragazza non se l’è sentita di denunciarlo per evitare di sconvolgere i delicati equilibri della famiglia.

Solo molti anni dopo, a sei anni dall’avvenimento, la vittima ha deciso di farsi avanti e di raccontare l’accaduto alle forze dell’ordine, per paura che gli stessi abusi potessero ripetersi sulla sorella minore. Secondo la sentenza della Corte d’appello la donna sarebbe stata combattuta fin dal principio tra “l’impulso a raccontare tutto” e la “naturale vergogna del racconto, la preoccupazione per le conseguenze familiari che inevitabilmente verranno a prodursi“.

Per questo motivo la scelta di denunciare l’accaduto dopo sei anni non intacca la sua attendibilità, specialmente per il timore di abusi perpetrati ai danni della sorella: “La maturità personale di una siffatta preoccupazione impone di escludere con certezza qualsivoglia profilo di immaginazione“.

Cosa cambia con la sentenza per le vittime di violenza sessuale

A partire da questa vicenda, i giudici di secondo grado hanno deciso di confermare la condanna dell’uomo, specificando che l’attendibilità del racconto della vittima non è stata intaccata dal passare del tempo e che ovviamente la responsabilità dell’uomo è rimasta invariata.

Ma per quale motivo si tratta di una sentenza storica? A rendere così importante la decisione della Corte d’appello di Perugia è il fatto che attualmente il Codice Rosso, la legge n. 60 della Repubblica italiana a tutela delle donne e dei soggetti deboli vittime di violenza, atti persecutori e maltrattamenti, prevede che le vittime di abusi che abbiano già superato la maggiore età abbiano 12 mesi per denunciare la condotta subita (nella precedente legislazione il lasso di tempo era pari alla metà, 6 mesi). Le cose cambiano invece se la vittima è minorenne o si trova in condizioni di disabilità. In questi casi non esistono infatti limiti d’età.

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ultimo aggiornamento: 6 Settembre 2023 11:08

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