Vitt, trombosi venosa: che cos’è, come riconoscerla e quale rapporto ha con i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson.
Mentre prosegue la campagna vaccinale in tutto il mondo, Italia compresa, ci si interroga sulle possibili complicazioni collegate all’inoculazione dei vari sieri. In questo senso, si sta discutendo molto della Vitt, acronimo inglese che sta per trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino. In particolare, due studi pubblicati dal New England Journal of Medicine la collegano alla vaccinazione con AstraZeneca, Johnson&Johnson e Pfizer, tre dei quattro vaccini attualmente utilizzati in Italia contro il Covid. Scopriamo insieme cos’è più nel dettaglio, quali sono i sintomi e che tipo di rapporto ci sia effettivamente con i vaccini.
Cos’è la Vitt, la trombosi venosa: sintomi e caratteristiche
Partiamo dai sintomi. La Vitt è riconoscibile attraverso alcuni avvertimenti come difficoltà respiratorie, dolore al petto, mal di testa forte e insistente, dolore addominale continuo, vista offuscata, vertigini e comparsa improvvisa di lividi. Sintomi che si riscontrerebbero dai cinque ai venti giorni dopo la vaccinaizone e che sarebbero correlati dalla produzione di anticorpi nei confronti della proteina FP4.
Tali anticorpi patologici si legano alla proteina, attivano le piastrine e provocano una catena di eventi che porterebbe proprio alla trombosi. Stando allo studio, riportato in Italia anche dal Corriere della Sera, si tratterebbe di una sindrome nuova, differente dalle trombosi venose profonde già conosciute, che hanno come origine altre cause. Casi di Vitt per il momento si sono già avuti in alcuni paesi europei. In particolare, 11 casi sarebbero avvenuti in Germania e Austria e 5 in Norvegia. Non a caso l’Agenzia europea per i medicinali ha nelle scorse settimane suggerito un legame causale tra la sindrome e il vaccino AstraZeneca, correlazione sostenuta anche dall’Aifa, che in Italia ha predisposto la vaccinazione con AstraZeneca solo per gli over 60.
Si può curare la Vitt?
Fortunatamente, esisterebbe già una terapia per cercare di combattere la trombocitopenia. Tale terapia, sostenuta dalle Scienziate per la Società, prevederebbe l’infusione di immunoglobuline e anticoagulanti non eparinici. Negli altri casi di trombosi, infatti, viene solitamente utilizzata l’eparina, che in questi casi specifici è però dannosa. Lo ha stabilito negli scorsi giorni anche l’Fda americana (che ha provveduto a sospendere Johnson&Johnson): “La terapia per questa forma specifica di coagulazione del sangue è diversa da quella usata normalmente“.
Vitt: la trombosi venosa e il vaccino Covid
Ma quale tipo di collegamento ci sarebbe tra la trombosi venosa cerebrale e il vaccino per combattere il Covid? Al momento non ci sarebbe ancora una risposta a questa domanda. L’unica risposta medica sta per il momento nella somiglianza e contiguità tra questa trombosi e un altro raro tipo di trombosi (dalla sintomatologia simile) causato dall’eparina, che porta a sua volta al rilascio delle piastrine PF4 e alla reazione successiva. Spiega a Repubblica Andrea Cossarizza, immunologo dell’università di Modena e Reggio Emilia: “Qualche componente svolge un ruolo simile all’eparina, sempre con la formazione di anticorpi anti PF4, ma per ora non sappiamo quale sia la molecola responsabile. (…) Come cura si possono usare immunoglobuline e cortisonici, ma già solo evitare terapie non appropriate può far scendere la mortalità al 5-10% dei casi“.