La bellezza austera di una delle più famose abbazie del Milanese
Visitare Morimondo vi porterà a contatto diretto con una bellezza che non parla ai sensi ma che eleva lo spirito, secondo il desiderio e la condotta di vita dei monaci cistercensi che, partiti dalla Borgogna, fondarono qui un’abbazia destinata a cambiare il volto di questo territorio del milanese.
Il nome e la fondazione dell’abbazia
Il nome del borgo, che ad una prima lettura può risultare piuttosto macabro e affatto invitante, evoca invece tutta la forza metafisica della dottrina cistercense, poiché vuol dire “morire nei confronti del mondo”, ovvero allontanarsi da tutto ciò che, caduco e mortale, distrae l’uomo dall’elevazione spirituale e dall’avvicinamento a Dio.
Nel 1134 dodici monaci cistercensi provenienti dalla Borgogna giunsero nei pressi del Ticino. Due anni dopo cominciarono le instancabili opere di bonifica e di messa a coltura del territorio che riuscirono nel giro di alcuni decenni a cambiare radicalmente il volto del territorio. La costruzione dell’Abbazia che i monaci intendevano intitolare a Santa Maria di Morimondo, in onore della località borgognona di Morimond, da cui i monaci provenivano, fu cominciata nel 1182. Ebbe termine, a causa di diverse e gravi vicende, oltre un secolo dopo.
Visitare Morimondo e apprezzare la bellezza imperfetta della sua abbazia
La chiesa abbaziale risente dei tempi lunghi della sua costruzione e riporta traccia sia dello stile romanico nel quale inizialmente fu progettata, sia dello stile gotico nel quale si stava evolvendo l’architettura durante il periodo finale della sua costruzione. Gotici sono infatti gli archi acuti delle campate nella navata centrale e le bifore che ne ornano la facciata a capanna, dal gusto profondamente lombardo.
Una caratteristica particolare ed estremamente significativa dell’Abbazia di Morimondo è la sua asimmetricità e imperfezione: i monaci cistercensi infatti ritenevano che la completa perfezione sia propria soltanto di dio e che le opere umane non possano contemplarla, ma soltanto aspirare continuamente ad essa. Il rosone della chiesa quindi non è perfettamente asimmetrico, i capitelli delle sue colonne sono diversi così come è diversa l’altezza del fusto delle colonne stesse.
L’interno della chiesa è privo di fronzoli: la luce che penetra la tenebra in fasci discendendo dalle finestre ad arco e la perfetta distribuzione del suono sono le uniche fonti di bellezza, tutta immateriale, della chiesa.