Virus Zika: come si è sviluppato

Virus Zika: come si è sviluppato

Lo scorso gennaio un picco del virus Zika ha fatto tremare il mondo. Ecco che cos’è e quali sono le cause del contagio

Il Virus Zika, isolato per la prima volta in un macaco nel 1947 in Uganda, si è sviluppato nel corso degli anni nel resto del mondo. Il virus, trasmesso dalle punture delle zanzare, provoca la febbre gialla, l’encefalite del Nilo Occidentale e l’encefalite giapponese. La trasmissione può anche avvenire attraverso le urine e il latte materno e, in casi più rari, attraverso sangue infetto e per via sessuale. La diagnosi dello Zika si ottiene attraverso la tecnica PCR di ricerca dell’RNA virale nel sangue. Sconosciuto ai più ha avuto un nuovo picco nello scorso mese di gennaio a causa di un aumento di casi di microcefalia nel nord del Brasile.

Sintomi e cause del contagio

Secondo le statistiche, in quarto dei casi riscontrati il virus è asintomatico al 100%. Negli altri casi provoca febbre, prurito e congiuntivite. Il vero problema si manifesta in gravidanza. A causa di Zika, come avvenuto recentemente in Brasile, i bambini possono nascere affetti da microcefalia che porta a uno sviluppo del cranio molto limitato e un deficit nel percorso della crescita.

L’OMS, nei paesi interessati dall’epidemia, consiglia di agire con l’aborto terapeutico in modo da evitare l’aumento dei casi di microcefalia.

Chi sono i soggetti a rischio

Sono considerati soggetti a rischio coloro che vivono o soggiornano nei luoghi dove si trova la zanzara responsabile della trasmissione. Tali località sono: Brasile, Colombia, Martinica, Messico, Panama, Honduras, Venezuela, Suriname, El Salvador e Guiana Francese. Meno rischiose, ma con presenza di alcuni casi: Barbados, Bolivia, Ecuador, Guadalupe, Guatemala, Guyana, Haiti, Porto Rico, Paraguay, Saint Martin.

Se, chi è stato in tali zone, presenta febbre nelle due settimane successive al rientro, dovrà richiedere analisi dettagliate presso un centro specialistico. I donatori di sangue devono sospendere le donazioni per 28 giorni dalla data del ritorno.

È altamente sconsigliato di viaggiare in tali zone alle donne in gravidanza, persone con patologie croniche o affette da malattie del sistema immunitario.