Variante indiana Covid: sintomi e caratteristiche della nuova variante del virus che spaventa l’Italia. Ecco tutto quello che sappiamo finora.
C’è una nuova variante Covid che sta allarmando l’Italia e il mondo intero: quella indiana. Scoperta nel mese di ottobre, nel giro di pochi mesi è riuscita a mettere in ginocchio il gigantesco paese asiatico, che in questi giorni sta registrando record tragici di contagi e morti. E ora sarebbe arrivata anche in Europa e poi in Italia, con primi casi riscontrati in Toscana e in Veneto. Per questo motivo il ministro Speranza ha vietato l’ingresso a chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni. Ma quali sono le sue caratteristiche e i sintomi per riconoscerla? Ecco tutto quello che si sa finora su questa variante che fa tremare il mondo.
Cos’è la variante indiana del Covid?
La situazione nel subcontinente indiano è diventata fuori controllo. In sole 24 ore si sono registrati quasi 350mila casi, per totale di 17 milioni dall’inizio della pandemia (con più di 2700 morti in un giorno e un totale di 192mila vittime). New Delhi, la capitale, è totalmente in crisi, con un decesso ogni quattro minuti e un problema sepoltura senza precedenti, con molti corpi bruciati direttamente in strada. Una fotografia di una situazione tragica che fa tremare il mondo. Anche se, va detto, l’incidenza della variante su quanto sta accadendo in India non è maggioritaria: al momento circa il 10, massimo 15% dei casi Covid indiani sarebbe ricollegabile alla nuova variante.
Quello che rende temibile la nuova versione, appena sbarcata in Europa, è lla sua maggiore trasmissibilità, almeno all’apparenza. La variante B.1.617 presenta una doppia mutazione sulla glicoproteina spike utilizzata dal virus per agganciare le cellule dell’ospite. Rispetto alle altre varianti, dunque, qui la mutazione è duplice: c’è quella E484Q, già presente nella brasiliana e nella sudafricana (altra variante a doppia mutazione). E ce n’è un’altra, la L452R. Nessuno studio al momento può però dirci se sia realmente più infettiva o più letale. Per questo non è il caso di fare allarmismi, ma indubbiamente bisogna stare in guarda e avere una prudenza massima, specialmente in questo momento di parziali riaperture in Italia.
La variante Covid resiste al vaccino?
La preoccupazione più grande, in Italia e non solo, è la possibile resistenza al vaccino della nuova variante. Secondo quanto riferito dal professor Massimo Ciccozzi, ordinario di statistica medica ed epidemiologia molecolare all’Università Campus bio-medico di Roma, a QdS.it, la risposta ai vaccini è ancora da valutare, ma dai primi dati emergerebbe una lieve minore efficacia.
Tuttavia, c’è una buona notizia. La variante sembrerebbe diminuire la risposta degli anticorpi neutralizzanti timolati dalla vaccinazione, ma non dei linfociti T, e questo indicherebbe comunque che i vaccini in uso sono ancora efficaci anche contro la nuova variante, seppur in misura leggermente minore. Insomma, bisognerà avere ulteriori dati, ma non c’è da allarmarsi eccessivamente. Serve però procedere con cautela.
Variante indiana Covid in Italia: voli bloccati?
La situazione a New Delhi è fuori controllo, e i risvolti di questa emergenza si fanno sentire pure sull’Europa. Per questo motivo il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha voluto dare un segnale immediato, scrivendo su Facebook: “I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893mila positivi di cui 346mila proprio in India“. Il ministor ha quindi annunciato di aver firmato un’ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in India.
I residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e sia già rientrato è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione. La preoccupazione è dunque tanta, e in molti ormai invocano la definizione di una strategia globale per combattere l’emergenza: solo collaborando tra paesi più ricchi e paesi meno ricchi si potrà risolvere del tutto una crisi ormai lunga tanto, o meglio troppo.