Unioni civili e coppie etero

Unioni civili e coppie etero

La legge Cirinnà e le sue conseguenze sulle coppie non omosessuali

Unioni civili e coppie etero: cosa cambia? Con l’approvazione del decreto legge Cirinnà vengono riconosciute unioni civili tra persone dello stesso sesso, e coppie di fatto etero o omosessuali, che stipulino un “patto di convivenza”.

Il percorso del decreto legge Cirinnà

Alla fine dello scorso Gennaio è stato presentato all’approvazione di camera e senato un disegno di legge sulle unioni civili. Primo firmatario del ddl è la senatrice Monica Cirinnà del partito democratico, da cui la proposta di legge prende il nome.
Il ddl Cirinnà consta di 2 capi. Il primo di essi istituisce l’unione civile tra persone dello stesso sesso nell’ordinamento giuridico italiano come “specifica formazione sociale” a cui si fa riferimento nell’articolo 2 della nostra Costituzione. Il secondo capo regola invece la convivenza di coppie gay o etero, ovvero di quelle coppie che, pur convivendo, scelgono di non contrarre un matrimonio religioso o civile. Secondo le stime attuali ci sono attualmente oltre un milione di coppie eterosessuali in Italia che, pur convivendo, non hanno intenzione di celebrare un matrimonio.

Unioni civili e coppie etero: un’amore (ancora) impossibile

Le unioni civili sono attualmente previste soltanto per coppie omosessuali, mentre i patti di convivenza sono contraibili anche da coppie eterosessuali. Il decreto legge Cirinnà prevede che due persone che vivono sotto lo stesso tetto un legame di coppia abbiano gli stessi diritti dei coniugi per quanto riguarda le visite in carcere e in ospedale e l’accesso a informazioni sanitarie riservate. In caso di morte di uno dei due partner, l’altro potrà rimanere nella casa familiare per un periodo che va da un minimo di due anni a un massimo di cinque (se la convivenza era durata più di due anni). In caso di rottura del patto di convivenza (per cui è necessaria solo una firma davanti ad un ufficiale di stato civile) il partner economicamente più debole percepirà un assegno di mantenimento calcolato in base alla durata della convivenza.