Trichinellosi: le cause, i sintomi e il possibile trattamento per curare l’infezione causata dal consumo di carne suina cruda o poco cotta.
La trichinellosi è una delle malattie più fastidiose tra quelle legate all’alimentazione dell’uomo. Si tratta di un’infezione causata da un parassita che può essere trasmesso dagli animali all’essere umano attraverso l’ingestione di carne cruda o poco cotta di suini, sia maiali che cinghiali, o equini. A determinarla sono le larve di trichinella,, animali lunghi circa un millimetro che finiscono per accumularsi nell’intestino tenue e per riprodursi al quarto giorno dopo l’infezione, causando problematiche di vario genere, tra cui complicazioni cardiocircolatorie, respiratorie e, nei casi più estremi, anche la morte.
Cause e sintomi della trichinellosi
Il contagio per l’uomo può avvenire esclusivamente per via alimentare. Una persona affetta da trichinosi o trichinellosi, dunque, non può infettarne un’altra. In particolare, il contagio avviene tramite il consumo di carne cruda o poco cotta infettata dalle larve del parassita. Generalmente sono i suini o gli equini, oltre alla selvaggina, e in particolare ai cinghiali, a poter essere contagiate dalla presenza delle larve.
Si tratta di un tipo di malattia che può essere trasmesso anche assumendo piccole quantità di carne infetta. Basta assaggiare carne poco cotta durante la preparazione o la cottura per rischiare il contagio, che avviene più frequentemente in ambienti in cui più persone consumano la stessa carne.
Sono diversi i sintomi che possono essere ricondotti a un’infezione da trichinella. Dopo uno o due giorni dall’assunzione, si presentano sintomi prettamente gastrointestinali. Dopo una o tre settimane il quadro clinico solitamente peggiora, arrivando a dolori muscolari intensi, edema, febbre e alla comparsa di eruzioni cutanee. In particolare, in questa fase, possono comparire dolori articolari, mal di testa, emorragie, stanchezza o mialgia, sintomi che possono durare fino a otto settimane.
Se l’infezione si diffonde nei vari distretti dell’organismo il paziente può entrare nella fase critica del contagio, arrivando a complicazioni che coinvolgono il sistema nervoso centrale, causando atassia, confusione, convulsioni, depressione, vertigini o altri sintomi. In questa fase possono presentarsi anche insufficienza surrenalica, miocardite, danni polmonari e, nei casi più gravi e in assenza di cure, polmonite, embolia polmonare, encefalite o insufficienza cardiaca che possono arrivare anche a causare il decesso della persona infetta.
Resta comunque da sottolineare il fatto che spesso il contagio lieve non comporta alcun tipo di sintomi e che, nella gran parte dei casi, il paziente va incontro a sintomi molto leggeri e in grado di passare in autonomia entro pochi giorni.
Cura, trattamento e prevenzione
La trichinosi può essere curata, ma bisogna agire in tempi rapidi. Dopo la comparsa dei primi sintomi, è il medico a dover stabilire un iter terapeutico. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’uso di antielmintico per eliminare le larve, in associazione a un antinfiammatorio, come cura base per cercare di debellare l’infezione nel minor tempo possibile.
Il consiglio comunque è di prestare attenzione e prevenire un eventuale contagio, cuocendo sempre la carne prima del consumo (basta un minuto a 65 gradi al centro della carne per prevenire ogni tipo di infezione secondo l’Istituto superiore di sanità), e congelando la carne per almeno un mese a una temperatura inferiore ai -15 gradi, specialmente se si tratta di carne da selvaggina.
Tra le altre operazioni necessarie per prevenire ogni tipo di rischio c’è la pulizia accurata del tritacarne e di tutti gli strumenti che possono venire a contatto con la carne cruda e un lavaggio approfondito delle mani con acqua tiepida e sapone dopo aver toccato la carne o altri tipi di superficie potenzialmente infette.