Via libera al superbonus lavoro 2024, l’incentivo che ha lo scopo di aumentare le assunzioni: ecco come funziona e a chi spetta.
Lo scorso 1 maggio è stato ufficialmente approvato il superbonus lavoro 2024. La misura è stata decisa dal Governo Meloni con l’obiettivo di incrementare le assunzioni in tutta Italia. Vediamo come funziona, a chi spetta e a quanto ammonta il contributo.
Superbonus lavoro 2024: come funziona e a chi spetta
Come stabilito dal Decreto Primo Maggio 2024, il Superbonus lavoro entra in funzione. Si tratta di una manovra che punta a incentivare le assunzioni a tempo indeterminato, proponendo ai datori che aderiscono una maxi deduzione IRES o IRPEF del 120%, che sale a 130% in caso di categorie svantaggiate. La misura, già approvata con il Decreto legislativo di ottobre 2023 e inserita nell’ultima legge Bilancio, è rivolta a tutte le imprese di qualsiasi forma legale che decidono di assumere nuovo personale a tempo indeterminato nel corso del 2024.
Nell’agevolazione rientrano anche gli operatori economici, i titolari di reddito d’impresa, gli esercenti arti e professioni, lee società di capitali e di persone, le cooperative e le imprese individuali e professionisti. Al contrario, il superbonus lavoro 2024 non spetta alle ditte o agli enti in liquidazione ordinaria, assoggettati a liquidazione giudiziale o agli altri istituti liquidatori inerenti alla crisi d’impresa.
In sostanza, il bonus consiste in una deduzione fiscale sotto forma di sconto sulle tasse IRES o IRPEF sul costo complessivo che il titolare deve sostenere per assumere un dipendente a tempo indeterminato. Per ottenere l’incentivo, il datore deve dimostrare di aver effettivamente incrementato l’organico rispetto al 2023.
Come si richiede il bonus lavoro 2024?
Il superbonus lavoro, finanziato con i fondi coesione, verrà definito da un Decreto interministeriale attuativo. Il contributo, che ricordiamo è valido solo per assunzioni a tempo indeterminato, è pari al 120% dei costi del lavoratore e sale al 130% se lo stesso fa parte della categoria “svantaggiati”. A questa appartengono:
- persone con disabilità;
- giovani destinatari degli incentivi dell’occupazione giovanile;
- donne con almeno due figli minorenni, vittime di violenza o disoccupate da almeno 6 mesi;
- ex percettori del Reddito di Cittadinanza senza requisiti per l’Assegno di inclusione;
- minori in età lavorativa in situazioni familiari difficili;
- lavoratori in Regioni svantaggiate, ossia con PIL pro capite inferiore alla media UE27 e tasso di occupazione inferiore alla media nazionale.
I datori dovranno aspettare l’arrivo del decreto per la domanda per il bonus lavoro, ma è bene sottolineare che si tratta di una misura retroattiva.