Smart working, c’è la proroga: chi può lavorare da casa e fino a quando

Smart working, c’è la proroga: chi può lavorare da casa e fino a quando

Con il decreto lavoro il governo ha prorogato lo smart working fino alla fine dell’anno: chi può lavorare da casa e perché.

La tanto attesa proroga per lo smart working è arrivata. Rispetto all’ultimo decreto, però, stavolta coinvolgerà un numero di lavoratori inferiore. Il governo ha deciso di inserire nel decreto lavoro un emendamento che prolunga lo smart working, in scadenza il 30 giugno, fino alla fine dell’anno. Ma questo emendamento riguarda solo il settore privato. Per quello pubblico la discussione è ancora in atto. Si parla di possibile proroga fino al 30 settembre, ma al momento una decisione definitiva non è ancora stata presa.

Cosa cambia quindi con questa nuova soluzione adottata dal governo Meloni? Chi potrà effettivamente usufruire dello smart working e chi sarà invece chiamato a tornare a lavorare in sede? Ecco tutto quello che bisogna sapere.

Smart working: i requisiti per lavorare da casa

Come già avvenuto nel recente passato, sono in realtà solo due le categorie di lavoratori che potranno usufruire dello smart working: i lavoratori fragili e i genitori con figli di età inferiore ai 14 anni. Nel settore privato esistono però alcune zone d’ombra che al momento non sembrano essere state chiarite. I lavoratori con patologie invalidanti hanno infatti diritto a lavorare da casa, a prescindere dal parere del datore di lavoro, e possono anche cambiare mansione pur di attivare lo smart working, senza peraltro demansionamento o riduzione del salario. Le cose sono invece differenti per i genitori.

mamma con neonato in smartworking

I lavoratori con figli inferiori ai 14 anni devono rispettare anche altre regole. Ad esempio, l’altro genitore non deve essere disoccupato e non deve percepire alcun tipo di sostegno al reddito. In caso contrario, il lavoratore perde il proprio diritto a lavorare da remoto.

Le altre regole relative al lavoro da remoto

La discussione sul lavoro agile era stata portata avanti, tra pareri, proposte, controproposte e possibili ribaltamenti di scenari, con grande animosità nelle ultime settimane. Questo perché l’avvicinamento al 30 giugno, scadenza dell’ultima proroga, metteva comunque fretta al governo, impegnato a realizzare un decreto lavoro in grado di soddisfare le esigenze dei lavoratori italiani.

Alla fine la soluzione sembra comunque lasciare dubbi. Anche perché, per i genitori, secondo quanto previsto dalla legge, lo smart working deve comunque essere concesso, prioritariamente, a tutti coloro che hanno figli di età inferiore ai 12 anni. Per gli altri lavoratori serve invece un accordo formale scritto con il datore di lavoro, e non è detto che quest’ultimo sia chiamato ad accettare la richiesta. Non può invece essere raggiunta un’intesa a livello informale, come accaduto nei mesi della pandemia da Covid.

Dal primo luglio, quindi, l’attivazione dello smart working dovrà passare attraverso una contrattazione individuale tra l’azienda e il dipendente, salvo i casi inerenti lavoratori fragili o genitori con figli under 14. Un cambiamento importante ma in linea con l’andamento degli ultimi anni. Dal boom dello smart working del 2021, utilizzato dal 20% delle imprese, siamo passati infatti nel 2023 al 6%, a dimostrazione di quanto questo strumento non sia stato mai completamente accolto dalle aziende italiane.