La proroga per il lavoro in smart working è in scadenza: ecco cosa potrebbe cambiare dal 1° luglio per il lavoro agile in Italia.
Il lavoro in smart working in Italia potrebbe presto cambiare. Si avvicina infatti la scadenza della proroga della misura introdotta durante la pandemia da Covid, prevista il 30 giugno 2023. Rimanendo così le cose, dunque, dal 1° luglio per lavoratori e aziende potrebbero esserci delle novità. O meglio un ritorno al passato, sia nel pubblico che nel privato.
I tempi però, rispetto all’epoca pre pandemia, sono cambiati, e in questo momento un addio totale al lavoro agile sembra impossibile da ipotizzare. Anche per questo la quesitone sarebbe sotto la lente d’ingrandimento del Ministro del Lavoro Marina Calderone, che già lo scorso febbraio aveva prorogato la misura per garantire lo smart working per i lavoratori fragili. Come potranno cambiare dunque le cose dal prossimo luglio?
Smart working, proroga in scadenza: gli scenari
La misura che regolava il diritto al lavoro agile, per i più fragili, era stata introdotta in piena pandemia. Serviva in particolare per assicurare lo smart working a determinate categorie di lavoratori: genitori con figli minori di 14 anni, genitori con figli in condizioni di disabilità, caregivers o lavoratori con disabilità accertata.
Già lo scorso dicembre la platea era stata ridotta. Per i genitori con figli minori di 14 anni non era arrivata infatti la proroga, salvo nei casi in cui l’altro genitore risulti beneficiario di uno strumento di sostegno al reddito. Adesso, senza ulteriori interventi governativi, la misura dovrebbe invece decadere per tutte le categorie in questione. Questo non vorrebbe dire la fine dello smart working in toto, ma un ritorno alle prassi già utilizzate fino alla pandemia.
Lavoro agile: tornano gli accordi individuali?
In pratica, dal 1° luglio, se il governo Meloni non dovesse decidere di intervenire con una nuova normativa, il lavoro agile tornerebbe ad essere regolamentato da accordi individuali tra le aziende e i singoli lavoratori, come previsto dalla legge 81/2017 e dal Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile.
Tuttavia, va sottolineato come il lavoro agile sia già stato disciplinato, all’interno di molte aziende, per categorie specifiche di lavoratori fragili. In queste aziende quindi questi ultimi potrebbero non essere costretti a tornare al lavoro in presenza. Resta inoltre valida l’indicazione relativa all’articolo 18 della legge 81 del 2017 del decreto legislativo 105/2022 secondo cui i datori di lavoro sono tenuto a dare priorità alle richieste di lavoro agile formulate da genitori con figli fino a 12 anni, genitori con figli in condizioni di disabilità, caregivers o lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata.
Se queste categorie chiedono di poter usufruire dello smart working alle proprie aziende, dunque, non potranno essere né sanzionate, né demansionate, trasferite o sottoposte ad altra misura. E ovviamente nemmeno licenziate). Un’indicazione che serve a tutelare tutte le persone che hanno bisogno di poter lavorare da remoto per condizioni di necessità evidenti.