È stata chiamata sindrome PASC, l’insieme di conseguenze a livello cardiovascolare dell’infezione da Covid-19.
L’insieme di conseguenze scatenate dall’infezione da Covid, che inizialmente era stato indicata con un generico “long Covid”, adesso ha un nome ben preciso: sindrome PASC. Questo acronimo sta per “Sequele Post Acute da SARS-Cov-2”, vale a dire conseguenze post-acute dell’infezione. In particolare le conseguenze che rientrano in questa sindrome, sono quelle che interessano il sistema cardiovascolare, tra cui troviamo dolori al petto, alterazioni del battito, problemi respiratori e stanchezza. Vediamo quali sono i sintomi di questa sindrome e perché è importante non trascurare i rischi.
Cos’è la sindrome PASC
Finora avevamo sentito parlare di long Covid o di sindrome post-Covid, ma qualunque sia il nome con cui le si chiamino, è certo che le conseguenze dell’infezione non vadano sottovalutate perché possono interferire con la qualità delle vita. Dopo l’infezione, quindi, si genera una vera e propria nuova malattia che va ad interessare il sistema cardiovascolare.
In alcuni casi “si individua una vera e propria patologica cardiovascolare“, in altri “sono presenti sintomi tipici come tachicardia, intolleranza all’esercizio, dolore toracico e mancanza di respiro“. Queste, come riporta Today, sono state le parole usate da Ciro Indolfi, presidente della SIC (Società Italiana di Cardiologia), per spiegare le conseguenze dell’infezione.
Quali sono le raccomandazioni della SIC
La Società Italiana di Cardiologia, raccomanda la consulenza da parte di un cardiologo per chi ha malattie cardiovascolari con nuovi sintomi, per chi ha avuto complicanze o risultati anormali nei test cardiaci. Come sottolineato da Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto SIC, è importante “non trascurare segni e sintomi cardiovascolari che compaiano e/o perdurino dopo 4 o più settimane dalla guarigione da Covid-19“. Aggiungendo anche che “il virus ha effetti negativi su cuore e vasi ed è essenziale individuare subito un’eventuale ‘sofferenza’ cardiovascolare per poter intervenire al meglio“.