Scioglilingua siciliani: quali sono i più famosi e divertenti in assoluto

Scioglilingua siciliani: quali sono i più famosi e divertenti in assoluto

Una raccolta di scioglilingua siciliani famosi e divertenti, frasi brevi da utilizzare per conoscere meglio la cultura dell’isola.

Vuoi conoscere veramente la Sicilia? Prima ancora di fare un viaggio nella splendida isola a tre punte, divertiti con gli scioglilingua siciliani. Cosa sono? Un affascinante tesoro linguistico che rispecchia la ricca e complessa tradizione linguistica dell’isola mediterranea. Con radici profonde nella cultura siciliana, questi intricati enigmi rappresentano una sfida irresistibile per coloro che desiderano sperimentare la bellezza e la complessità della lingua siciliana.

In questo articolo ne raccoglieremo alcuni dei più famosi in assoluto, frasi divertenti e molto famose, spesso utilizzate come scioglilingua anche in altre regioni italiane, magari in qualche variante. In questo caso ci focalizzeremo però solo sulla versione siciliana, con tanto di traduzione per renderne più semplice la comprensione.

Cosa sono gli scioglilingua siciliani? Alcuni esempi famosi

Detti anche sbrogghialingua, spirugghiaparoli, ‘mpaddocchialingua o ‘mpidugghialingua, tutte varianti dell’espressione italiana “sbroglia-lingua” o “sbroglia-parole”, questi modi di dire sono un modo molto semplice, e per certi versi arcaico, di trascorrere il tempo allegramente. Da leggere ad alta voce e rapidamente, servono per cercare di mettere in evidenza le difficoltà di dizione che si possono riscontrare con la lingua sicula.

Sicilia

Molto apprezzati sia da chi frequenta l’isola sia da chi vuole scoprirne la cultura, come semplice turista o appassionato, gli scioglilingua non sono sempre formati da parole che abbiano un senso compiuto, ma riescono per assonanza a far comprendere ugualmente il significato all’ascoltatore, dando vita a vere e proprie massime popolari cariche di un’antica saggezza, di senso dell’umorismo e anche di qualche concessione alla volgarità.

Ecco alcuni degli esempi più famosi di scioglilingua siciliani:

– A ddì tempi arreri ‘u Ruccuni
c’era un vecchiu, vicchiazzu, vicchiuni
chi cugghieva stincazzi e stincuni.
– Chi cugghiti, vicchiazzu, vicchiuni
‘nta ‘ssi timpi arreri ‘u Ruccuni?
-Cogghiu stinchi, stincazzi, stincuni

A quei tempi dietro il Roccone
c’era un vecchio, vecchiaccio, vecchione,
che raccoglieva, troncacci e tronconi.
– Che raccogliete vecchiaccio, vecchione,
in queste balze dietro il Roccone?
– Raccolgo tronchi, troncacci, tronconi

– Rumani è duminica, ci tagliamu a tiesta a Minicu, Minicu un c’è, ccià tagghiamu o re, u re è malatu, ccià tagliamu o surdatu, u surdatu è a guerra, tutti cu culu ‘nterra.

Domani è domenica, gli tagliamo la testa a Domenico, Domenico non c’è, gliela tagliamo al re, il re è malato, gliela tagliamo al soldato, il soldato è andato in guerra, tutti con il sedere per terra.

– Cu lu tuppu un t’appi, senza tuppu t’appi, cu lu tuppu o senza tuppu, basta chi t’appi e comu t’appi t’appi.

Con i capelli raccolti sulla nuca non ti ho avuta, senza capelli raccolti sulla nuca ti ho avuta. Con i capelli raccolti o senza capelli raccolti, basta che ti abbia avuta, comunque ti abbia avuta.

Scioglilingua siciliani brevi

Abbiamo visto alcuni esempi di scioglilingua piuttosto lunghi, con relative traduzioni. Ne esistono però anche alcuni molto brevi, rapidi, veloci, forse più semplici da imparare ma non meno efficaci. Scopriamone insieme alcuni dei più apprezzati in assoluto, in Sicilia e non solo:

– Addhinucchiuni, cugghiennu cuttuni, essennu cu tia, cuttuni cugghia. (Inginocchiato, raccoglievo cotone, mentre ero con te, cotone raccoglievo)

– Affaccia la luna, affaccia la stiddha, abballa Rusiddha ca è picciriddha. (Spunta la luna, splende la stella, balla Rosina che è una bambina)

– ‘A gna Pippa naschi sicchi vinni sicci e scippa zicchi. Sicci vinni e zicchi scippa: cerca zicchi la gna Pippa. (La signora Giuseppa narici secche vende seppie e strappa zecche. Vende seppie e zecche strappa: cerca zecche la signora Giuseppa)

– Camurria, avia na figlia ca si vulia maritari, e siccomi era senza rota, camurria natra vota. (Scocciatura, aveva una figlia che si voleva sposare, e siccome era senza dote, scocciatura un’altra volta)

– Intra ‘n palazzu c’è ‘n cani pazzu, tè pazzu cani stu pezzu di pani. (Dentro il palazzo c’è un cane pazzo, tò pazzo cane questo pezzo di pane)

– Lu pizzaru pista pezzi. Pezza pista lu pizzaru. (Il cenciaiolo pesta pezze. Pezza pesta il cenciaiolo)

– Mi spia’ cu siti vui e vui cu siti ci dissi iu, iu sugnu mi dissi idda. (Mi chiese chi ero, e voi chi siete ci dissi io, sono io mi disse lei)

– ‘Ntra tri tunni cuti. (Fra tre rotondi ciottoli)

– Rosa pitosa, fimmina ri casa, veni to maritu, ti pizzica e ti vasa. (Rosa pitosa, sei donna di casa, viene tuo marito, ti da pizzichi e ti bacia)

– U Papa pisa e pista ‘u pipi a Pisa, e Pisa pisa e pista ‘u pipi a lu Papa. (Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa, e Pisa pesa e pesta il pepe al Papa)