L’università si proietta verso il futuro: cinque cose da sapere per fare la scelta giusta

Come scegliere l’università giusta per il proprio futuro: cinque cose da sapere per poter prendere la decisione migliore.

Il mondo sta cambiando rapidamente. Nascono nuove professioni, emergono nuove criticità, le intelligenze artificiali acquisiscono sempre più competenze. Ormai accontentarsi di un titolo di studio importante, come la laurea, non basta più come garanzia per ottenere un posto di lavoro importante per il proprio futuro. Anche l’università sta cambiando, si sta proiettando verso il futuro, ed è per questo che è necessario, mai come in questo momento, prendere in considerazione ogni particolare per poter scegliere la migliore per le proprie necessità. Scopriamo insieme quali sono gli aspetti che non bisogna sottovalutare, come spiegato in un’intervista a Vanity Fair da Giovanni Lo Storto, dg dell’Università Luiss.

Il futuro dell’università: come scegliere quella giusta

Da anni ormai l’università è chiamata a contrastare la distanza, sempre più importante, tra la domanda e l’offerta di lavoro, in un mercato in costante evoluzione. Una necessità che si impone con forza in un periodo storico in cui molti giovani, nonostante il buon grado di istruzione, sono costretti ad accettare mansioni inferiori alle proprie potenzialità, o addirittura a rinunciare a offerte non adeguate rimanendo di fatto senza occupazione.

Per rispondere a questa esigenza, in Italia il mondo della formazione può offrire un orientamento efficace agli studenti fin dalle superiori; può realizzare percorsi accademici dinamici e flessibili, in grado convivere pacificamente con i cambiamenti della tecnologia e dell’economia; può trasformare le passioni dei giovani in una professione, offrendo un placement in grado di rispondere alle loro necessità. Sfide molto complicate, ma di cui già diversi atenei italiani si sono fatti carico. Per questo, nella propria scelta, è importante valutare questo aspetto.

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Bisogna poi tener presente la sfida dell’internazionalizzazione dei percorsi formativi, che devono permettere alla forza lavoro di potersi interfacciare, o di poter anche lavorare, non solo in Italia, non solo in Europa, ma in tutti e cinque i continenti. Da questo punto di vista, sono diverse le università che stanno stringendo accordi per i double degree o per favorire la mobilità degli studenti, aumentando anche l’offerta formativa in lingua inglese. Un fattore che non può più passare in secondo piano.

Nuova università, nuove abilità, nuove professioni

Il cambiamento nell’università italiana è reso necessario anche dalla nascita di nuovi mestieri, o dal possibile sviluppo di lavori che oggi non esistono. Determinate skill potrebbero non avere più il valore che avevano prima, mentre altre che erano sottovalutate oggi potrebbero rivelarsi fondamentali. La scuola deve affinare la preparazione dei giovani, non limitandosi esclusivamente al tradizionale studio accademico. Molti atenei stanno rispondendo a questa esigenza promuovendo un allargamento delle esperienze, con un nuovo approccio allo studio, esperienze extracurriculari variegate e proposte educative che possano permettere agli studenti di arricchire la propria vita sotto ogni aspetto.

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Un allargamento delle esperienze che può coincidere anche con l’interdisciplinarità della formazione. In un’era digitale come quella in cui stiamo vivendo, saper interagire con realtà come l’AI, la robotica, la blockchain e ogni altro processo di avanzamento economico e tecnologico è diventato fondamentale anche per l’università, che deve permettere agli studenti di abbinare alla propria educazione teorica un’educazione pratica anche in ambiti disciplinari differenti da quelli del percorso di studi scelto.

Formazione e intelligenza artificiale

Inevitabile chiedersi, infine, anche quale possa essere il ruolo dell’università nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, considerando come negli ultimi mesi, complice l’exploit di ChatGPT, questa tecnologia sia diventata immediatamente una compagna di vita per moltissime persone e tantissimi ragazzi in Italia. Se molti hanno visto nell’AI un pericolo per il sistema scolastico, di recente Adam Stevens, nel libro Making School Works, ha in realtà spiegato come la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale possa diventare davvero una minaccia solo per un determinato sistema scolastico, quello che si pone come obiettivo finale i voti, e non l’apprendimento.

Tenendo presente questo assunto, le università dovrebbero quindi imparare ad affrontare la questione in maniera responsabile, comprendendo le implicazioni dell’utilizzo di modelli di linguaggio artificiali, e ricordando che questi dovrebbero essere degli strumenti da utilizzare, e non da sfidare. Un’università moderna, deve tenere conto di questo aspetto, ed è importante approfondire anche questo argomento prima di scegliere la facoltà e l’ateneo giusto per il proprio futuro.