Lutto per Lorenzo Biagiarelli: “Era straordinario”

Lutto per Lorenzo Biagiarelli: “Era straordinario”

È morto Roberto Bonetti, fondatore della Witor’s, azienda specializzata nella produzione di cioccolata. L’uomo era lo zio di Lorenzo Biagiarelli.

Un terribile lutto ha colpito il mondo dell’imprenditoria italiana e, nel dettaglio, anche Lorenzo Biagiarelli, noto chef anche televisivo e compagno di Selvaggia Lucarelli. È morto a 94 anni Roberto Bonetti, fondatore della Witor’s, azienda specializzata nella produzione di cioccolata che aveva ideato anche l’iconico “boero“. Sui social il cordoglio di colleghi, amici e, ovviamente, anche quello di suo nipote che l ha voluto ricordare ripercorrendo parte della sua vita e carriera.

Morto Roberto Bonetti: il ricordo di Lorenzo Biagiarelli

Attraverso un lungo post su Instagram, Biagiarelli ha voluto ricordare suo zio, Roberto Bonetti, ripercorrendo la sua carriera e unendo alcuni aneddoti legati alla famiglia. “Ho conosciuto mio zio quando non era più goloso, e chissà poi se lo è mai stato. Non so, non gliel’ho mai chiesto”, ha esordito lo chef.

“Abbiamo iniziato tardi, in famiglia, a festeggiare il Natale insieme, sicuramente dopo la prima pubblicazione del China Study, che è da subito diventata la Bibbia per lui. Mangiava come un uccellino, riempiva il piatto a tutti ma a sé molto meno, benché il pranzo del 25 fosse l’unico strappo alla regola. Una volta venne a sentirmi suonare, gli riempii un po’ troppe volte il bicchiere, quella sera ridemmo come i matti, dopodiché non bevve più. Mi sembra che abbia sempre applicato al cibo la stessa morigeratezza che aveva nella vita, quella che gli valse il soprannome di Zio Paperone, da me che ero suo nipote. Gli somigliava in tutto: imprenditore di successo, un’azienda storica e florida, persino la sua numero uno, quel cioccolatino con dentro la ciliegia che aveva inventato nel 1959, il boero […]”.

“Un uomo straordinario”

Dopo aver ricordato altri aneddoti, Biagiarelli ha sottolineato come, nonostante non conoscesse molto suo zio, la sua vita e le sue opere erano sotto gli occhi di tutti e, anche per questo, la sua certezza è che sia stato “un uomo straordinario”. Lo chef ha scritto, infatti, nella parte finale del suo post: “La verità è che so poco di mio zio e quel poco che so è sfumato come una leggenda, avrei voluto vederlo tirare il suo carretto della biancheria da ambulante, insieme a mia nonna, appena dopo la guerra, poco più che bambini”.

“Avrei voluto vederlo vendere meringhe cotte nel forno della caserma, quasi di contrabbando, per mettere insieme il primo gruzzolo già durante la leva, avrei voluto vederlo in Brasile nelle piantagioni di cacao, o quella volta alla fiera di Canton. Non posso più chiedere nulla a mio zio perché è mancato ieri, a novantaquattro anni, morto forse di sfortuna. Ma almeno, così, posso continuare a immaginare la sua vita come l’avventura incredibile di un uomo straordinario. Lo fu”.