Livelli bassi di vitamina D aumentano i rischi di Long Covid: lo dimostra uno studio italiano

Livelli bassi di vitamina D aumentano i rischi di Long Covid: lo dimostra uno studio italiano

Long Covid e vitamina D: secondo una ricerca italiana livelli bassi della vitamina farebbero aumentare i rischi della coda lunga della malattia.

Se si è in possesso di livelli troppo bassi di vitamina D aumentano i rischi di Long Covid. Lo dimostra uno studio italiano presentato a Istanbul, nell’ambito del 25esimo Congresso della Società europea di endocrinologia. Stando alla ricerca condotta da un team di scienziati dell’ospedale San Raffaele di Milano, esistono alcune evidenze che suggeriscono un collegamento tra le conseguenze del contagio da Covid e le concentrazioni di vitamina D nel sangue, anche se sarà necessario continuare a indagare per poter stabilire effettivamente l’entità di questo collegamento.

Vitamina D e Long Covid: i risultati della ricerca

Uno dei fattori di rischio maggiori per quanto riguarda gli esiti più negativi del Covid sono i bassi livelli di vitamina D. Lo hanno dimostrato diverse ricerche, oltre ai dati sulle ospedalizzazioni degli ultimi anni. Al momento si sta invece indagando sul possibile nesso causa effetto tra bassi livelli di “vitamina del sole” e Long Covid.

Long Covid problemi respiratori

Stando alla ricerca italiana, realizzata su un campione di 100 pazienti di età compresa tra 51 e 70 anni, con e senza sintomi da Long Covid, le persone con livelli più bassi di vitamina D avrebbero presentato la sindrome post-virus in misura maggiore rispetto alle persone con livelli normali di vitamina a sei mesi di distanza dalla dismissione dall’ospedale.

Il nostro studio indica che i pazienti Covid con bassi livelli di questa vitamina hanno probabilità maggiori di sviluppare Long Covid“, spiega Andrea Giustino, endocrinologo che guida il gruppo di ricerca, aggiungendo: “Non è ancora noto se assumere integratori a base di vitamina D possa migliorare i sintomi della sindrome o ridurre il rischio di svilupparla“.

Cos’è il Long Covid

La sindrome post-Covid, hanno ricordato i ricercatori che hanno condotto questo importante studio, è una condizione patologica ancora nuova, che studia gli effetti del Covid a diverse settimane dal contagio. Stando agli ultimi dati, il Long Covid colpisce una percentuale tra il 50 e il 70% delle persone ricoverate per il virus, anche se spesso in modi differenti.

Tra i sintomi più comuni che possono svilupparsi in relazione alla patologia in questione, e tra i più frequenti soprattutto nei pazienti con minor livello di vitamina D, sono stati evidenziati la cosiddetta ‘nebbia cerebrale‘, che comporta stati di confusione, difficoltà di memoria e di concentrazione. In generale il quadro sintomatico del Long Covid prevede la possibile presenza di affaticamento persistente, dispnea, dolori articolari e muscolari, dolori al torace, palpitazioni, problemi del sonno, problemi gastrointestinali, depressione e ansia e in alcuni casi la persistenza della perdita di gusto e olfatto.

È importante notare, comunque, che questi sono solo alcuni dei sintomi più comuni associati alla sindrome post Covid. Inoltre, la gravità e la durata dei sintomi possono variare notevolmente da persona a persona. Anche per questo motivo è suggeribile tenersi in contatto con un medico anche dopo la guarigione dal contagio.

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