Allarme sharenting in Europa: perché mostrare i propri figli sui social può essere pericoloso

Allarme sharenting in Europa: perché mostrare i propri figli sui social può essere pericoloso

Sharenting: in Europa cresce la preoccupazione per il fenomeno che porta i genitori a condividere immagini dei propri figli sui social, a discapito dei rischi.

Cresce la preoccupazione in tutta Europa per un fenomeno che sta diventando dilagante, al di là degli evidenti rischi: lo sharenting. Si tratta di quell’abitudine, da parte di moltissimi genitori, di condividere online, soprattutto sui social, foto e video dei propri bambini. I figli vengono mostrati in ogni occasione, mentre mangiano, mentre dormono, mentre si divertono in casa. In media sarebbero addirittura 300 le immagini dei figli pubblicate dalle famiglie sui social. All’apparenza nulla di scandaloso, e anzi ormai quasi una consuetudine per migliaia di nuclei familiari europei, abituate a pubblicare foto soprattutto su Facebook, ma anche su Instagram e Twitter. Eppure, dietro allo sharenting si nascondono insidie, rischi e pericoli che non possono essere sottovalutati.

Sharenting in Italia: quali immagini vengono condivise

Come riferito dalla Società italiana di pediatria, solitamente in Italia i genitori condividono online foto dei figli innocue, normali. Sono tre le tipologie di scatti e di video che vengono pubblicate sui social: immagini di vita quotidiana; di uscite o viaggi; di momenti speciali, cerimonie, attimi che non tornano più (ad esempio il primo giorno di scuola). Testimonianze della loro crescita, apparentemente prive di ogni malizia. Eppure, anche questi momenti possono diventare un fattore di rischio per i nostri figli.

Video chiamata mamma e figlia

Gli esperti confermano che condividere sui social, specialmente con continuità, immagini di questo tipo, può esporre i bambini a diversi rischi. Primo tra tutti il furto di identità, oltre alla condivisione di informazioni personali che potrebbero essere utilizzate da altri in maniera impropria. Inoltre, lo sharenting può togliere ai bambini, anche in maniera inconsapevole, il diritto a determinare la propria identità. Ed è questo un rischio che troppo spesso viene sottovalutato.

Perché lo sharenting è pericolo

Tra tutti i possibili fattori di rischio e preoccupazione collegati a questo fenomeno c’è però, ovviamente, quello relativo alla possibilità che certe immagini possano finire su siti pedopornografici. Stando a un’indagine condotta dall’eSafety Commission australiana, circa il 50% del materiale che si può trovare su questi portali proviene proprio dai social media. La condivisione da parte dei genitori permette infatti ai criminali informatici di potersi appropriare con troppa semplicità di immagini che possono essere utilizzati per i più perversi scopi.

Per questo motivo gli esperti consigliano ai pediatri di sensibilizzare i genitori su quanto possa essere pericoloso esporre i propri bambini sui social. È necessario informare gli adulti su tutti i rischi connessi con lo sharenting, anche quelli apparentemente meno gravi, per evitare di mettere in serio pericolo la salute dei nostri bambini e la loro identità personale. Inoltre, la Sip consiglia ai genitori di attivare notifiche che possano avvisare sull’apparizione nei motori di ricerca del nome dei propri figli e di fare maggior attenzione ai consensi e alle policy sulla privacy dei siti che solitamente utilizzano, anche degli stessi social media.