Cosa cambia con il nuovo decreto sul riscaldamento? Vediamo le regole che tutti gli italiani dovranno rispettare durante l’inverno.
Il nuovo decreto sul riscaldamento, volto al risparmio gas/energetico, è stato firmato dal Ministero della Transizione Ecologica. Le regole sono poche e chiare, per cui gli italiani non avranno scuse: vediamo quali sono le norme che l’intera popolazione dovrà rispettare, sia nel pubblico che nel privato.
Riscaldamento: cosa cambia con il nuovo decreto?
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, ha firmato il nuovo decreto sul riscaldamento. Si stima che le nuove norme, a patto che vegano rispettate, possano far risparmiare all’Italia fino a 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno. In sostanza, sono poche le regole che la popolazione deve rispettare: la riduzione di un’ora del periodo di accensione degli impianti di riscaldamento, 15 giorni in meno sul periodo di funzionamento e un grado in meno sul termostato (17°C per gli edifici industriali, artigianali e assimilabili e 19°C in tutti le altre strutture). Per quel che riguarda gli orari e le date, il ministro sottolinea che bisogna far riferimento alla divisione in fasce – dalla A alla F – stabilita dal DPR n. 74 del 2013, ovvero:
- Zona A: accesi dall’8 dicembre al 7 marzo per 5 ore al giorno;
- Zona B: accesi dall’8 dicembre al 23 marzo per 7 ore al giorno;
- Zona C: accesi dal 22 novembre al 23 marzo per 9 ore al giorno;
- Zona D: accesi dal 8 novembre al 7 aprile per 11 ore al giorno;
- Zona E: accesi dal 22 ottobre al 7 aprile per 13 ore al giorno;
- Zona F: non è prevista alcuna limitazione.
Ovviamente, le zone sopra citate sono differenziate per appartenenza climatica: ad esempio, la zone siciliane come Lampedusa e Porto Empedocle appartengono alla ‘fascia’ A, mentre Roma si trova nella D, Milano nella E e Cuneo nella F.
Riscaldamento e nuovo decreto: chi è esente?
Le norme sul riscaldamento contenute nel nuovo decreto non si applicano a tutti “gli edifici adibiti a luoghi di cura (come gli ospedali), scuole materne e asili nido, piscine, saune e assimilabili e (…) agli edifici che sono dotati di impianti alimentati prevalentemente a energie rinnovabili“. E’ bene sottolineare che, in caso di “situazioni climatiche particolarmente severe“, le autorità comunali possono decidere di modificare le regole sui termosifoni. Il tutto, però, deve avvenire “per una durata giornaliera ridotta” e con valori di temperatura “ridotti di un grado centigrado“.
Infine, per quel che riguarda i negozi e gli uffici, è richiesto di: ottimizzare i consumi con lampadine a risparmio, tenere spente le insegne durante la notte, scollegare le prese durante gli orari di chiusura e utilizzare correttamente le barriere d’aria.