Razze di cani pericolosi: quali sono e perché sono considerate tali

Razze di cani pericolosi: quali sono e perché sono considerate tali

Quali sono le razze di cani pericolosi? Diamo uno sguardo alla lista e scopriamo perché alcuni amici a quattro zampe vengono definiti tali.

Non ci sono cani buoni o cattivi, ma buoni o cattivi padroni. Questo è quanto recita un vecchio detto popolare, ma non sempre la realtà corrisponde a quanto appena enunciato. In base ad un’ordinanza del 2006, firmata dall’allora ministro Livia Turco, sono diverse le razze di cani pericolosi. Vediamo quanto c’è di veritiero in quell’elenco e se è ancora in vigore.

Razze di cani pericolosi: quali sono?

La lista dei cani pericolosi è stata emanata nel 2006, su decisione dell’allora ministro Livia Turco, con l’Ordinanza sulla Tutela dell’Incolumità Pubblica dall’Aggressione di Cani. Entrato in vigore nel 2007, viste le numerose critiche, l’elenco è stato rivisto dal Sottosegretario alla Salute Francesca Martini e modificato con una nuova Ordinanza nel 2009.

Quest’ultima stabilisce che la lista precedente “non solo non ha ridotto gli episodi di aggressione ma, come confermato dalla letteratura scientifica di Medicina Veterinaria, non è possibile stabilire il rischio di una maggiore aggressività di un cane sulla base dell’appartenenza ad una razza o ai suoi incroci“. Pertanto, l’elenco degli amici a quattro zampe pericolosi è stato abolito. Ancora oggi, però, quella lista è disponibile e vede al suo interno le seguenti razze:

  • Bulldog Americano
  • Pastore di Charplanina
  • Cane da Pastore dell’Anatolia
  • Pastore dell’Asia Centrale
  • Pastore del Caucaso
  • Cane da Serra da Estreilla
  • Dogo Argentino
  • Fila Brazileiro
  • Mastino Napoletano
  • Mastino di Maiorca
  • Perro da Presa Canario
  • Perro da presa Mallorquin
  • American Pit Bull Terrier
  • Pit Bull Mastiff
  • Pit Bull Terrier
  • Rafeiro do Alentejo
  • Rottweiler
  • Tosa Inu.

Razze canine pericolose: cosa dice la legge

Tutti gli esperti in materia sono d’accordo nell’affermare che l’aggressività di un cane non dipende dall’appartenere o meno ad una specifica razza, ma dall’educazione ricevuta dal padrone e dall’ambiente in cui sono cresciuti. Generalmente, prima del verificarsi di un fatto di cronaca – vedasi le storie che ascoltiamo al Tg sugli animali che aggrediscono gli esseri umani – il cane mostra dei segnali che non vengono colti. Pertanto, a prescindere dalla razza di appartenenza, l’ordinanza del 2009 ha stabilito una serie di divieti a obblighi che riguardano tutti gli animali e i relativi padroni. Coloro che posseggono un cane non possono utilizzarlo per le seguenti attività:

  • addestramento volto ad esaltare l’aggressività dell’animale;
  • selezione o di incrocio di cani con lo scopo di svilupparne l’aggressività;
  • sottoporre a doping gli animali;
  • interventi chirurgici per modificare la morfologia di un cane, quali recisione delle corde vocali, taglio delle orecchie, estirpazione delle unghie e dei denti e taglio della coda;
  • vendita e commercializzazione di cani sottoposti a interventi chirurgici.

I proprietari, invece, devono rispettare una serie di norme:

  • tenere sempre il cane al guinzaglio – non superiore ad 1,5 mt nelle aree urbane – e avere con sé una museruola da mettere in caso di pericolo;
  • responsabilità del benessere e del controllo dell’animale, anche nei riguardi di cose o persone;
  • affidare il cane solo a persone in grado di gestirlo;
  • obbligo di raccogliere le feci del proprio animale e avere sempre con sé sacchettini per gli escrementi.