Quando si forma la placenta? Vediamo come avviene lo sviluppo dell’organo che rende possibili gli scambi all’interno del pancione.
La placenta è un organo temporaneo formato dalla fusione delle cellule dell’utero e dell’embrione e svolge diverse funzioni indispensabili alla gravidanza, ma quando si forma la placenta? Trattandosi di una struttura momentanea essa è legata solamente alla gestazione, per questo la sua formazione inizierà solo dopo il concepimento.
La sua posizione, inoltre, dipenderà proprio dal punto in cui è avvenuto l’impianto e sarà, quindi, variabile da una gravidanza all’altra. Vediamo in quale periodo inizia a formarsi la placenta e scopriamo come si sviluppa durante l’avanzare della gravidanza e a quali molteplici funzioni assolve.
Placenta: quando si forma?
Dopo il concepimento sono richieste ulteriori fasi affinché possa avvenire lo sviluppo dell’embrione. Il primo passaggio fondamentale è definito nidazione o impianto, si tratta del momento in cui l’embrione si fa spazio nella parete dell’utero. Questo avviene all’incirca una settimana dopo il concepimento, da questo momento in avanti si inizia anche a sviluppare una rete che dovrà permettere gli scambi tra la mamma e il piccolo.
Questi collegamenti sono dati da strutture chiamate villi coriali e costituiranno il fulcro della placenta. Quest’organo inizierà quindi a svilupparsi già intorno alle terza settimana di gravidanza, ma la formazione della placenta proseguirà fino alle tredicesima settimana. Dopodiché continuerà a crescere anche dopo il terzo mese, in modo da permettere che avvenga un maggior numero di scambi.
Funzioni della placenta in gravidanza
La funzione principale di questa struttura è di rendere possibili gli scambi di ossigeno e anidride carbonica tra la mamma e il piccolo. Il feto è collegato alla placenta per mezzo del cordone ombelicale e la placenta funziona anche da filtro, per questo viene spesso definita “barriera placentare”.
Insieme all’ossigeno, la placenta lascia passare in direzione del piccolo anche sostanze nutritive, come gli zuccheri. Le sostanze di scarto prodotte dal feto, invece, vengono rimandate indietro in modo che vengano poi eliminate dalla mamma, perché il piccolo non può ancora compiere queste funzioni da solo. Questa barriera permette anche il passaggio degli anticorpi della mamma al bimbo e riesce a impedire l’ingresso di gran parte dei patogeni, con alcune eccezioni.