Una sentenza della Cassazione può sbloccare molti ricorsi degli automobilisti: ecco quando la multa degli autovelox può essere annullata.
Arriva una svolta importante per molti automobilisti. Una sentenza della Cassazione potrebbe rivelarsi storica e risolvere molti ricorsi già in essere, salvando le tasche di molti italiani e anche molti punti sulle rispettive patenti di guida. La multa presa a causa di un autovelox potrebbe infatti risultare non valida in molti casi.
Con una sentenza emessa il 31 agosto la Cassazione ha posto fine a una causa in essere tra l’Unione dei comuni e un automobilista per una contravvenzione da 550 euro per eccesso di velocità. In che modo? Sottolineando che l’ultimo cartello che avvisa la presenza del rilevatore di velocità deve essere posto a una distanza di almeno un chilometro. In caso contrario, la multa non può essere considerata valida.
Autovelox e multe: ecco quando possono essere annullate
La Cassazione ha dunque smentito con questa sentenza la tesi dell’Unione dei comuni. Per l’associazione la distanza minima di un chilometro non sarebbe stata infatti sempre necessaria, ma solo nel caso in cui si fosse trattato del primo avvertimento della presenza del rilevatore elettronico.
I requisiti necessari per poter considerare valida una contravvenzione, però, per la suprema corte sono essenzialmente due: distanza e visibilità. Entrambi devono essere soddisfatti “in modo autonomo e distinto” affinché la rilevazione dell’infrazione possa essere considerata legittima. Se dunque il cartello che dovrebbe avvertire del controllo della velocità non dovesse risultare ben visibile o dovesse essere posto a una distanza non congrua, l’autista può fare ricorso per annullare la multa ricevuta.
Visibilità e distanza: quando una multa dell’autovelox è valida
Stando a quanto stabilito dalla Cassazione, per essere ritenuta chiara e leggibile la segnalazione deve essere posta su cartelli che siano evidenti, non presentino graffiti o alterazioni di altro genere e che abbiano dimensioni che consentano la lettura anche a una certa distanza. La segnaletica deve quindi essere ripetuta dopo ogni intersezione e non può distare meno di un chilometro dall’apparecchio che rileva la velocità, come specificato dall’ordinanza n. 25544/2023 della Cassazione. In caso contrario, il ricorso del guidatore può essere ritenuto ammissibile.
Chiarimenti che la suprema corte aveva in parte già fornito lo scorso anno. Ad esempio, era stato già decretato che una multa non può essere considerata valida quando l’autovelox è nascosto alla vista del guidatore. L’apparecchio non può quindi essere posizionato in tra la vegetazione o all’interno di una vettura delle forze dell’ordine. Allo stesso modo, non sono considerate valide anche le rilevazioni fatte da vetture non istituzionali ferme in piazzole di sosta o nascoste alla vista, o non rese visibili dalla presenza del lampeggiante blu acceso.
Anche per questo motivo la sentenza sulla distanza può essere considerata storica e potrebbe risolvere molte delle cause ancora in corso tra automobilisti e comuni. L’obiettivo della Cassazione non è infatti, ovviamente, depotenziare uno strumento necessario per la sicurezza sulle nostre strade, ma evitare che gli autovelox possano diventare delle trappole utilizzate dai comuni per fare cassa a discapito degli automobilisti.