Quando giunge per una donna il momento di partorire si può decidere, anche nel corso di un parto naturale, di farsi aiutare ed alleviare i dolori praticando la cosiddetta anestesia epidurale. Ecco quali ne sono i pro e i contro
L’anestesia epidurale è poco usata in Italia, ma molto di più in altri paesi europei: è una tecnica ampiamente collaudata che però viene spesso vista con sospetto dalle partorienti.
In sostanza, ad una donna, nel corso del parto, vengono somministrati dei calmanti attraverso un piccolo catetere che viene innestato alla base della colonna vertebrale. L’anestetico serve a calmare i dolori, ma non a interrompere le contrazioni.
I vantaggi consistono dunque nel fatto che la mamma è più rilassata, e collabora meglio alle operazioni di spinta. Inoltre l’epidurale può essere fatta in qualunque momento del travaglio, non ha alcuna ripercussione sul bambino, e non inibisce i movimenti della donna.
Tra gli effetti indesiderati, si riscontra una minore produzione di ormoni quali ossitocina ed endorfine, che a volte devono essere introdotti per stimolare le contrazioni, un calo di pressione nella partoriente che la costringe a restare sdraiata, e a volte la necessità di portare a termine il travaglio con tecniche manuali.