Gli esami per avviare la fecondazione eterologa riguardano ormoni, genetica e stato infettivologico di entrambi i partner per accertarne la salute sessuale.
Ricorrere alla fecondazione eterologa per avere figli è una soluzione che la medicina mette a disposizione alle coppie con diagnosticate patologie che sono per la coppia stessa causa di infertilità o sterilità assolute e irreversibili.
Condizione primaria per avviare la fecondazione eterologa assistita è quindi l’accertamento dello stato di salute sessuale della coppia che intende sottoporsi alla fecondazione assistita, mediante esami specifici.
Quali esami fare, quindi, per avviare la fecondazione eterologa?
Gli esami da eseguire sono pressoché gli stessi a prescindere dal centro scelto e dalla tecnica utilizzata e riguardano entrambi i partener.
Esami preliminari per la donna:
- esami ormonali tra cui estradiolo, LH, FSH, Prolattina, TSH, AMH, T4, Testosterone, Androstenedione, DHEA-s;
- screening infettivologico per HIV, Epatite B e C, Sifilide, Rosolia, pap test e tampone vaginale;
- screening genetico, come il cariotipo, fibrosi cistica, Fattore II, Fattore V, beta talassemia;
- ecografia pelvica per la conta dei follicoli antraci e l’esclusione di patologie varie.
Esami preliminari per l’uomo:
- spermiogramma e spermiocultura;
- screening infettivologico per HIV, Epatite B e C, Sifilide;
- screening genetico per cariotipo, fibrosi cistica, beta talassemia.
Molti degli esami femminili indicati necessitano di essere svolti in giorni specifici del ciclo, altri esami hanno una durata limitata nel tempo (sei mesi), altri esami ancora, come quelli genetici, richiedono tempo per l’elaborazione dei dati.
Le coppie determinate a intraprendere questo percorso devono, pertanto, calcolare bene i tempi a disposizione e muoversi d’anticipo, ove possibile, per evitare costi aggiuntivi indesiderati e perdite di tempo per esami poi da ripetere.