Vi presentiamo una selezione dei proverbi toscani più famosi, da utilizzare per ogni circostanza della vita.
“I toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca“, scriveva nel 1956 lo scrittore Curzio Malaparte, all’anagrafe Kurt Erich Suckert, nel libro Maledetti Toscani. L’autore si riferiva all’uso smodato del turpiloquio da parte dei suoi concittadini, ma si può parlare dello stesso utilizzo eccessivo anche per quel che riguarda i proverbi. Vi presentiamo una selezione dei modi di dire più famosi.
I proverbi toscani più famosi
Firenze, Siena, Pisa e tante altre cittadine e borghi: la Toscana vanta località bellissime, che ci invidiano in tutto il mondo. Le tradizioni culinarie, neanche a dirlo, rendono giustizia ad una delle regioni più affascinanti del Belpaese. Cosa dire, poi, dei detti popolari? Come accade in tutto il resto del Paese, anche nella terra di Dante Alighieri e della sua amata Gemma Donati ci sono modi di dire che meritano di essere ricordati e, soprattutto, tramandati. Di seguito, vi proponiamo una selezione dei proverbi toscani più famosi:
- Senza lilleri e ‘un si lallera. (Senza soldi si fa poco)
- Oggi il tempo fa culaia. (Il tempo minaccia pioggia)
- Andare a Roma pe’ i Mugello. (Andare a Roma passando per il Mugello, per indicare qualcuno che prende una strada molto lunga quando ne esista una breve)
- Essere alle porte co’ sassi. (Essere vicino ad una scadenza o a un evento)
- Avé’ più corna di un cesto di lumache. (Essere un gran cornuto/a)
- Gl’è un gran bosco a baccano. (La situazione è estremamente caotica)
- Chi ‘unn ha cervello abbia gambe. (Chi non ha cervello abbia gambe)
- L’è come levassi la sete co’ i’ pprosciutto. (E’ come se levassi la sete con il prosciutto, per indicare chi cerca una soluzione che è fin dall’inizio non adeguata)
- Finché bocca prede e culo rende si va in barba alle medicine e a chi le vende. (Finché il corpo funziona, non c’è bisogno di medicine)
- Meglio un morto in casa che un pisano all’uscio. (proverbio di origine medievale, quando i pisani erano esattori delle tasse e bussavano alle porte degli abitanti delle città a loro assoggettate. Gli unici esenti dal pagamento erano coloro che avevano un decesso in casa)
- È meglio un piatto di buon viso che un pranzo senza amore. (Per dire che è meglio una tavola povera ma rallegrata dalla buona compagnia che una ricca e ostile)
- Corvi con corvi, non si cavan gli occhi. (Per dire che due persone uguali tendono ad andare d’accordo)
- Chi di gallina nasce, convien che razzoli. (Chi nasce gallina deve almeno saper razzolare)
- Star con i frati a zappar l’orto. (Per indicare chi non prende posizione)
- Chi non carneggia, non festeggia. (Chi non mangia carne, non festeggia)
- L’amicizia si dee sdrucire, non istracciare. (L’amicizia si può anche stropicciare ma non si deve strappare)
- Casa che ha buon vicino, val più qualche fiorino. (Avere un buon vicinato vale più di qualsiasi altra cosa)
- Alle giovani i bocconi, alle vecchie li stranguglioni. (Alle giovani gli amanti giovani e alle vecchie gli amanti vecchi)
Proverbi toscani per tutte le circostanze
I proverbi toscani non sono di certo finiti qui. Di seguito, vi proponiamo un’altra selezione di modi di dire popolari famosi:
- Se i mi’ nonno aveva cinque palle era un flipper. (Se mio nonno aveva cinque palle era un flipper, per indicare chi ipotizza cose senza tenere conto della realtà)
- Cencio dice male di straccio. (Per indicare due persone di dubbia reputazione che parlano male l’uno dell’altro)
- Chi non l’ha di diciotto non l’aspetti di ventotto. (E’ inutile sperare che il tempo porti maturazione se manca la materia prima, ossia il cervello)
- Il tempo passa e la morte si avvicina, ma per i coglioni non c’è nessuna medicina.
- Per nulla un canta i’ cieco. (Per dire che nessuno fa qualcosa se non ha il proprio tornaconto)
- Gli fa come i’ nonno alla nonna. (Per dire che qualcosa non è efficace)
- Mangiare il fumo alle schiacciate. (Per indicare una persona molto scaltra)
- Pane di Prato, vino di Pomino, potta di Siena, cinci fiorentino. (Prato per il pane, Pomino per il Vino, Siena per le belle ragazze e Firenze per i ragazzi gagliardi)
- Saltar d’Arno in Bacchiglione. (Saltare dall’Arno al Bacchiglione, per dire saltare da una cosa all’altra senza riuscire a concludere nulla)
- Il grano del diavolo va tutto in crusca. (Per dire che tutto ciò che viene guadagnato in modo disonesto si ritorce contro chi ha agito in malafede)
- I’padrone sono io, ma chi comanda è la mi’ moglie. (Il padrone sono io, ma chi comanda è mia moglie)
- L’ostetrica campa co’ vivi, i’becchino co’ morti, e i’prete con tutt’e due. (Per dire che c’è chi campa bene in qualsiasi condizione venga a trovarsi)
- Caricarsi di legna verde. (Per indicare chi si fa carico di fastidi inutili)
- ‘Un si frigge mi’a coll’aqua. (Per dire che in alcune situazioni non bisogna badare a spese)
- Socera e nora, tempesta e gragnola. (Suocera e nuora, tempesta e grandine)
- Guelfo non son, né Ghibellin m’appello: chi mi dà da mangiar, tengo per quello. (Si sta dalla parte di chi ci dà da mangiare non del vincitore)
- In Chiesa coi Santi, e in taverna co’ ghiottoni. (In chiesa coni Santi e in taverna con i bevitori)
- Fiorentini ciechi, senesi matti, pisani traditori, lucchesi signori, maremmani Dio ne scampi i cani.
- Tira più i’ filo di una sottana che un carro di buoi della Chiana.