Il premio Nobel per la Chimica 2020 è stato vinto da Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna per le loro scoperte d’ingegneria genetica.
Per la prima volta dal 1944 la consegna dei premi Nobel avviene attraverso una cerimonia virtuale. Quest’anno ad aggiudicarsi il premio Nobel per la Chimica 2020 sono Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna per aver messo a punto un particolare metodo di editing del genoma. Questa tecnica si presenta come uno strumento di altissima precisione che permette di modificare l’informazione genetica, ovvero il Dna, di animali, piante e microrganismi. Presentata nel 2012, si tratta di una vera e propria rivoluzione per la ricerca nell’ambito delle Scienze della Vita.
Premio Nobel per la chimica alla rivoluzione di CRISPR
Le due scienziate Emmanelle Charpentier e Jennifer A. Doudna hanno lavorato nel campo dell’ingegneria genetica, mettendo a punto il sistema Crispr/Cas9. Quest’ultimo si basa sull’impiego della proteina Cas9, una sorta di forbice molecolare in grado di tagliare un Dna bersaglio che può essere programmato in modo tale da effettuare delle modifiche al genoma di una cellula, sia essa vegetale, animale oppure umana.
Questa tecnica è stata presentata per la prima volta nel 2012 e ha permesso di aprire nuove strade per la cura di varie malattie, fino a poco tempo fa ritenute impossibili.
Prima volta di due donne al Nobel per la Chimica
È la prima volta nella storia dei Nobel dedicati al mondo della scienza che due donne si dividono il premio. Si tratta in questo caso di Emmanuelle Charpentier per la biochimica francese Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna per la chimica americana. A tal proposito la Charpentier, in collegamento con la sede dell’Accademia svedese delle Scienze a Stoccolma, ha dichiarato:
“Le donne possono lasciare un segno importante nella scienza ed è importante che lo sappiano le ragazze che vogliono lavorare nella ricerca. Spero che questo riconoscimento sia un messaggio positivo per le ragazze che vorrebbero seguire la strada della ricerca“. Con la speranza che “dimostri alle più giovani che le donne possono avere un impatto attraverso le ricerche che svolgono“.
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