Quali sono le poesie più belle che toccano il cuore?

Quali sono le poesie più belle che toccano il cuore?

Da Alda Merini a Emily Dickinson, passando per Pablo Neruda ed Eugenio Montale: le poesie più belle che fanno emozionare!

Parla di amore, di vita, di amicizia o di dolore: la poesia è uno dei modi più emozionanti per esprimere sentimenti e sensazioni. Come la musica, segue molte regole di metrica e melodia delle parole, ma l’elemento fondamentale rimane il sentimento e la voglia di condividere il proprio io con il foglio di carta e gli altri.

Tante sono le composizioni poetiche che hanno fatto la storia e che ancora oggi si studiano tra i banchi di scuola, ma quali sono quelle più emozionanti, che fanno trattenere il respiro e venire i brividi? Noi ne abbiamo scelta qualcuna delle nostre preferite: ecco le poesie d’autore che hanno fatto la storia.

Quali sono le poesie più belle della storia?

• La prima poesia è di Pablo Neruda, Sonetto XVII. Qui il poeta cerca di spiegare cosa significa per lui amare, un sentimento incerto dove tutto si confonde e che è difficile anche per il poeta catturare sulla carta:

Non t’amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t’amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l’ombra e l’anima.

T’amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.

T’amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t’amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti

che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.

Libro di poesie

• All’appello non potevano mancare le poesie di Montale. In particolare, Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale parla del rapporto con la moglie, mancata da poco, che lo lascia spaesato, solo, infelice:

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Emily Dickinson. Nella poesia sull’amicizia Vederla è un dipinto, l’autrice eleva la figura di una persona a lei tanto cara ed è grata della sua presenza nella sua vita:

Vederla è un dipinto
sentirla è una musica
conoscerla un’intemperanza innocente come giugno
non conoscerla una tristezza
averla come amica un calore vicino
come se il sole ti brillasse nella mano.

• Arriva il momento della superba Alda Merini. Molte sono le poesie emozionanti tra le quali scegliere, ma quella che parla del lavoro del poeta, I poeti lavorano di notte, vibra di emozione.

I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore
.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

• L’ultima tra le poesie d’autore che ci emozionano di più parla di dolore, ed è sempre di Alda Merini: Ieri ho sofferto il dolore.

Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta d’orizzonti.

Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,

ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo

e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.

Ma se sono così dolci e costanti,
perchè l’immobilità mi fa terrore?