Perché si dice “fare le cose alla Carlona”? Ecco cosa vuol dire

Perché si dice “fare le cose alla Carlona”? Ecco cosa vuol dire

Perché si dice alla Carlona: le origini e il significato di uno dei modi di dire più utilizzati dagli italiani.

Hai mai sentito dire da qualcuno “fare le cose alla Carlona” e ti sei mai chiesto cosa significa? Questa espressione colloquiale è entrata nell’immaginario collettivo degli italiani e viene utilizzata per descrivere un modo di agire impulsivo, senza troppa cura per le conseguenze e anche piuttosto spavaldo. Tuttavia, il suo significato è molto più complesso e ambiguo. Proviamo a scrivere da cosa deriva questo modo di dire, quali sono le origini e come dobbiamo utilizzarlo.

  • Origini: l’origine di questo modo di dire è da collegare con il personaggio di Carlo Magno, che venne parodizzato dai suoi contemporanei, mettendone in risalto la goffaggine e l’imbranataggine;
  • Quando si usa: nell’uso quotidiano possiamo dire che qualcuno fa le cose “alla Carlona” se le fa in modo superficiale e sbrigativo.

Modi di dire: fare le cose alla Carlona

Come tante altre espressioni, anche questa, pur non avendo una derivazione tipicamente dialettale, si è diffusa inizialmente soprattutto in Lombardia, per poi allargarsi anche nel resto d’Italia. Il significato è semplice. Indica qualcuno che fa le cose in modo superficiale e approssimativo.

ragazza pensierosa

Indica qualcuno che dunque è piuttosto “cialtrone“, almeno per quanto riguarda l’apparenza, per un modo di fare che non è propriamente serio o professionale. Si possono fare “alla Carlona” le cose sul posto di lavoro, ma anche il proprio hobby. Ci si può anche vestire “alla Carlona”, ossia senza cura, senza pensarci troppo, con grande trascuratezza.

Chi era “Carlone”

Il nome Carlone deriva dal francese Charlon, il soprannome con cui ci si riferiva a Carlo Magno, il leggendario imperatore del Sacro Romano Impero. Un personaggio rimasto nella storia, fondamentale per lo sviluppo della storia europea, ma che è stato raccontato, sia dalla vulgata popolare che dai poemi cavallereschi medievali, come un personaggio goffo, privo di qualità e nemmeno troppo intelligente.

Anche per questo motivo era oggetto di scherzi all’interno degli altri personaggi dei poemi. L’esempio più celebre è forse quello tratto dal Morgante di Luigi Pulci, poema quattrocentesco che scherza sugli stilemi del ciclo carolingio. In alcuni celebri versi si legge:

Di Carlo non m’incresce rimbambito,
Che sempre ogni segreto ti ragiona,
E non s’accorge d’essere schernito,
Mentre che sente in capo la corona;
E non si crede al cacio rimanere,
Se non sente la trappola cadere.

Insomma, secondo la tradizione il sovrano, detto Carlone, era un uomo goffo e imbranato, che indossava abiti non pregiati, non certo adatti a un Imperatore, e che in generale si comportava con un atteggiamento di superbia e disinteresse. Da qui il significato dell’espressione, che indica appunto un modo di fare le cose privo di attenzione.