Pane capovolto sul tavolo: perché si dice che porta male. Le ragioni legate alla tradizione cristiana, e non solo.
“Non mettere il pane capovolto a tavola, porta male!“. Quante volte ti sarà stato fatto questo rimprovero nel momento in cui hai apparecchiato, magari con un po’ di fretta, la tavola per il pranzo o la cena. In effetti la tradizione non vuole che si poggi sul tavolo una pagnotta di pane capovolta. E il motivo è duplice, legato non solo alla cultura cristiana, ma anche a un’altra tradizione di lunga data. Scopriamo insieme tutto ciò che bisogna sapere.
Pane capovolto: il valore cristiano
Se è vero che oggi, complice una tradizione secolare, mettere il pane capovolto a tavola o porgerlo sottosopra è considerato da molti segno di maleducazione e mancanza di rispetto, le motivazioni che hanno portato a questo significato simbolico risalgono per prima cosa alla religione.
Storicamente il pane ha un valore straordinario. Un valore che è stato assorbito anche dalla religione cristiana. Fin dall’antichità, per i cristiani il pane è infatti diventato simbolo del Corpo di Cristo. E proprio in virtù di questo significato simbolico non è possibile metterlo a tavola capovolto. Si tratta in tal senso, infatti, di una vera e propria ingiuria, una blasfemia, una bestemmia.
Anche per questo motivo il pane viene difeso con forza in molte parti d’Italia. Ad esempio a Napoli, in cui gettare il pane viene considerato un atto di estrema blasfemia, e anzi anche le pagnotte rafferme vengono utilizzate per preparazioni alternative. Ad esempio, per fare le polpette. Se proprio non è possibile riciclare il pane in alcuna maniera, viene suggerito dalla tradizione di baciarlo prima di posizionarlo con rispetto e referenza nella spazzatura.
Il valore storico del pane
Se dal punto di vista religioso il pane è dunque rappresentazione del Corpo di Cristo, storicamente il pane, da almeno cinquemila anni, è un elemento fondamentale nelle nostre società. Non a caso è stato spesso causa di guerre, sommosse e rivoluzioni di vario tipo. Alimento considerato sacro, è “difeso” in qualche modo fin dall’anno 400 dall’esistenza di un “codice segreto dei fornai“. Questo codice prevedeva diverse regole, tra cui quella del “pane del boia”.
Secondo la tradizione popolare, Carlo VII, un re dal pugno di ferro, reclutò molti boia, scatenando il malcontento dei parigini. Per protesta i panettieri fecero allora del pane di bassa qualità per i boia. Ciò portò il monarca, su tutte le furie, a emanare un decreto ancora più severo, obbligando i fornai a fare del pane di eguale qualità per tutti. Coloro che non avessero rispettato tale legge, sarebbero stati condannati a morte.
Il disappunto tra i fornai ovviamente aumentò, e per manifestarlo da quel momento i fornai decisero di porgere ai boia il pane capovolto. Un vero e proprio atto di spregio che non passò inosservato a re Carlo VII, e che portò a una nuova soluzione, stavolta meno severa e più astuta. Per superare questo problema, il monarca impose ai boia di recarsi ai forni incappucciati o camuffati, per evitare di essere riconosciuti.