Covid, aumentano i contagi in Italia: cosa sta succedendo e perché non c’è motivo per allarmarsi.
I contagi Covid stanno tornando ad aumentare. Lo rivelano i dati, inequivocabili, raccolti nelle ultime settimane. L’Italia, come molti altri Paesi al mondo, deve affrontare una nuova ondata di contagi, ma secondo gli esperti stavolta non c’è da preoccuparsi. Sembra un paradosso eppuire, nonostante la risalita della curva, in questo momento è possibile pensare alle riaperture, piuttosto che a nuove restrizioni.
Il motivo lo hanno spiegato gli esperti, secondo cui alla base di questa risalita, in questo momento quasi fisiologica, ci sono ragioni che non dovrebbero destare allarmismo nel nostro governo e nella popolazione, fermo restando che la pandemia non è finita e che bisognerà fare i conti con il virus ancora per diverso tempo.
Contagi Covid: perché non c’è da preoccuparsi
La notizia è ormai di dominio pubblico. Anche in Italia i contagi stanno aumentando, e non di poco. Lo dicono i numeri: se fino a un paio di settimane fa il tasso di positività era sceso all’8,8%, attualmente siamo tornati a superare il 12,5%. Un aumento di quasi quattro punti percentuali, non pochi. Allargando il raggio, possiamo notare come, a fronte dei 22mila nuovi casi di positività del 13 febbraio, siamo arrivati agli oltri 50mila dell’11 marzo. In meno di un mese, i casi sono più che raddoppiati. Eppure, dagli esperti filtra ottimismo.
Il motivo è semplice e chiaro: nonostante l’aumento dei casi, continuano a calare i ricoveri ordinari e in terapia intensiva. La situazione ospedaliera sta migliorando costantemente ormai da settimane, e questo porta a non allarmarsi particolarmente per la risalita della curva.
Perché i contagi Covid stanno aumentando?
Ma cosa sta spingendo il numero di contagi a risalire con questa velocità? Secondo gli esperti una parte delle ragioni va ricercata nell’allentamento delle restrizioni, un’altra nel mancato utilizzo delle mascherine all’aperto, non più obbligatorie in buona parte d’Italia. Ma c’è un altro aspetto che non va sottovalutato: la vaccinazione, ancora molto bassa, della fascia d’età 5-12 anni. Sarebbero proprio i bambini il principale veicolo d’infenzione delle famiglie, in questo momento.
Tuttavia, al di là di questi numeri, la comunità medica continua a far filtrare grande ottimismo, specialmente per l’avvicinarsi della primavera. Con l’avvento delle stagioni più calde, l’incidenza del virus tenderà a indebolirsi progressivamente e con tutta probabilità dovremo assistere a un nuovo calo della curva. Non resta che incrociare le dita.