La maternità surrogata, una scelta al centro di tantissime controversie, di natura legale ma anche etica.
Si definisce maternità surrogata quella pratica secondo la quale una donna porta a termine una gravidanza ‘su commissione’, ovvero nel suo grembo ma per conto di terzi, coppie o single che siano.
In Italia (dove l’utero in affitto è illegale ma è lecito portare in Italia i figli avuti da madre surrogata all’estero) è considerata madre del bambino colei che lo ha partorito; in Canada, viene permessa la surrogazione di maternità solo a matrice altruistica, ovvero senza pagamento di un compenso alla donna che decide di mettere il proprio utero a disposizione; in Georgia, Belgio e Ucraina invece la maternità surrogata è legale in entrambi i modi.
Negli Usa è lo stato della California che per primo ha reso legale la surrogazione di maternità, e a tutt’oggi gli stati in cui è permessa sono otto; è legale in India (dove ha un costo che va dai 20000 ai 40000 dollari), e così in Grecia, Russia (dove è accessibile a tutti i maggiorenni) mentre in Spagna sono riconosciuti genitori del bambino nato quelli biologici, ma le coppie che vogliono un figlio possono chiedere l’affidamento dei piccoli nati da un utero in affitto.
Situazione simile nel Regno Unito, che contrariamente a quanto si pensi riguardo alla loro idea di maternità surrogata è consentita l’adozione del bambino nato da utero in affitto ma ci sono alcune clausole da rispettare: ad esempio, bisogna dichiarare che la pratica non ha avuto alcun prezzo, che almeno uno dei due genitori (che devono essere regolarmente sposati) ha una connessione biologica col bambino, e che in caso di richiesta di trasferimento, per il quale la gestante deve attendere 6 settimane prima di dare l’approvazione, almeno uno dei due genitori deve essere residente nel Regno Unito.