Negozi aperti e chiusi nelle zone arancioni con il Dpcm di Giuseppe Conte: ecco la lista dei negozi che restano aperti nelle aree a rischio intermedio.
Con il Dpcm approvato da Giuseppe Conte le aree a rischio intermedio in Italia sono diventate ‘zone arancioni’. In questi territori le misure restrittive diventano più severe rispetto al resto del paese, ma non si può ancora parlare di lockdown light come nelle zone rosse. Rimangono infatti ancora aperte moltissime attività. Proviamo a fare ordine: ecco cosa resta aperto e cosa chiude nelle zone arancioni.
Negozi aperti nelle regioni arancioni
Restano aperti i centri commerciali e le grandi strutture di vendita, eccetto che nei festivi, prefestivi e nei fine settimana (giornate in cui all’interno dei centri commerciali avranno per le saracinesche alzate farmacie e punti vendita di generi alimentari, tabacchi e giornali).
Ovviamente, restano aperte senza restrizioni le catene di supermercati e i negozi di vendita di generi alimentari, oltre a farmacie, parafarmacie e altri beni sia di prima necessità che non. Il commercio al dettaglio non viene dunque colpito duramente. Di fatto, rispetto alle zone gialle il grande cambiamento riguarda il settore della ristorazione, che abbassa nuovamente la saracinesca.
Negozi chiusi in zona arancione
Mentre i negozi restano aperti, viene nuovamente sospesa l’attività di bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. Si può però continuare ad usufruire del servizio di asporto fino alle 22, mentre la consegna a domicilio non subisce alcun tipo di restrizione.
Colpo duro poi per il settore della cultura: chiudono anche in queste zone i musei e le mostre. Sono sospese poi le attività delle sale da gioco, delle sale scommesse, dei bingo e slot machine. Come già deciso nel precedente Dpcm, restano infine chiuse palestre, piscine, teatri e cinema.
Per quanto riguarda gli altri cambiamenti rispetto alle zone gialle, in questi territori è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità. Allo stesso modo, diventa vietato lo spostamento con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello di residenza, se non però comprovate esigenze. All’interno del comune però resta libera la circolazione, al contrario di quanto accade nelle zone rosse come noto nel Dpcm firmato da Conte.