Sui social Michela Murgia aveva presentato la donna, Claudia, con cui “condivideva” un figlio, Raphael. Le parole della scrittrice.
Michela Murgia aveva raccontato a tutti di dover fare i conti con un tumore al quarto stadio. Una situazione complicata che l’ha messa davanti ai suoi ultimi mesi di vita (sarebbe poi morta il 10 agosto, qualche mese dopo). Sui social a maggio 2023, la nota scrittrice aveva presentato la sua famiglia queer, come da lei denominata. Nell’ultimo messaggio la “presentazione” di Claudia con la quale si definisce “coppia omogenitoriale”.
Michela Murgia e la famiglia queer
“La famiglia è un posto dove si gestisce in modo strutturale il passaggio tra le generazioni. Come questo passaggio avvenga è però molto definito dalla legge e di certo non comprende il modo in cui lo facciamo noi”, ha scritto la Murgia.
“Nella nostra famiglia queer, io e Claudia siamo l’unica coppia omogenitoriale, perché da dodici anni condividiamo un figlio, Raphael. È la prima volta che mi riferisco a noi due come ‘coppia omogenitoriale’: famiglia ci bastava. Come è successo che siamo diventate madri insieme? Lo ha fatto succedere Raphael a nove anni, prendendomi la mano nella stessa sera in cui l’ho visto per la prima volta e dicendo: non voglio che te ne vai mai più. Non c’era alcuna ragione per dargli retta, a me i bambini nemmeno piacciono, ma ho vacillato e ho guardato Claudia, anche lei conosciuta la sera stessa. La decisione presa in quello scambio di sguardi non l’ho mai rimpianta”, ha scritto mostrando alcune foto Claudia e Raphael, il figlio di cui entrambe hanno deciso di prendersi cura.
“Nei successivi dodici anni io ho divorziato, lei si è sposata, abbiamo vissuto tante cose insieme, ma una cosa non è mai cambiata: siamo rimaste le madri di Raphael. È stato facile? Sì e no. La parte facile l’ha fatta lui, che ha un’intelligenza emotiva che noi neanche dopo una vita di analisi. La parte difficile l’hanno fatta gli altri”.
Da qui la spiegazione: “Parentado biologico diffidente, quando non ostile. Compagni giudicanti. Conoscenti morbosi. Mille spiegazioni. Silenzi di protezione. La paura che a una dogana qualcuno ti chieda perché viaggi all’estero con un minorenne che non è tuo figlio. La certezza che non puoi andarlo a prendere a scuola, perché non sei nessuno. La preoccupazione che a lei succeda qualcosa e tu non possa dire: ci sono anche io. O che succeda qualcosa a te e lui non possa dire: era mia madre. Ci siamo nascoste per anni, madri in casa, amiche fuori, per far stare tranquillo il mondo. Poi un anno e mezzo fa mi sono ammalata ed è cambiato tutto”.
Nel finale del post, poi, un dialogo tra le due: “Michi, devi venire”; “Che succede?”; “Ho aperto per caso la cronologia del pc e ho trovato questo: “si può dare un rene a qualcuno che non ha il tuo sangue?” Da lì in poi, del sangue non ce nè importato più niente”.
Di seguito anche il post Instagram della scrittrice: