C’era una volta il Made In Italy: i brand di moda italiani che sono stati ceduti all’estero

C’era una volta il Made In Italy: i brand di moda italiani che sono stati ceduti all’estero

Conosci tutti i marchi di moda italiani venduti all’estero? Ecco tutti i casi che si sono verificati, da Versace a Gucci passando per tanti altri marchi dell’eccellenza italiana.

Il made in Italy è sempre più in mano agli stranieri. Sembra quasi un paradosso, eppure questa frase riassume un fenomeno che sta oramai dilagando, ovvero l’acquisizione da parte di capitali esteri o grossi marchi internazionali di alcuni brand e marchi italiani. Sono tanti i casi di aziende italiane controllate da stranieri, e fra i settori più colpiti c’è proprio quello della moda, che specialmente per quanto riguarda il nostro paese è una delle eccellenze sotto gli occhi di mezzo mondo: ecco quali sono i big della moda italiana che sono passati all’estero.

Aziende italiane vendute all’estero: la moda fra i settori più colpiti

Partiamo da uno degli ultimi casi che si sono verificati: l’acquisizione di Versace da parte della Michael Kors Holding, gruppo americano che si è aggiudicato il brand dopo lunghe contrattazioni verso la fine di settembre 2018. Le cifre dell’affare? Circa 2 miliardi di dollari. E alla fine anche Versace è finito nel calderone dei marchi dell’eccellenza italiana che sono finiti all’estero.

Recente anche l’acquisizione di Valentino, marchio che nel 2012 è stato ceduto al gruppo Mayhoola for Investment, una società del Qatar sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani. Fra gli altri ci sono anche Coccinelle, che oggi è in mano al colosso coreano E-Land e Krizia, acquistata dai cinesi di Marisfrolg.

DONATELLA VERSACE

Tuttavia, questi sono solo alcuni dei nomi altisonanti della moda italiana che nel corso degli ultimi anni hanno trovato casa all’estero. Basti pensare a Gucci, che nel 1999 fu acquistato per il 42% da Pinault-Printemps-Redoute, colosso francese oggi conosciuto con il nome di Kering. E che non si è di certo fermato al brand di Guccio Gucci fondato nel 1921 a Firenze: Kering, infatti, possiede oggi anche Brioni, Pomellato e Bottega Veneta.

Proprio restando Francia, viene in mente anche Luxottica, che oggi appartiene al gruppo EssilorLuxottica, con sede… indovinate un po’ dove? Ma a Parigi, naturellement. Stesso discorso per Lvmh (Moët Hennessy Louis Vuitton), altro gruppo con centro nella capitale francese e che possiede alcuni dei principali simboli di quello che è (o forse dovremmo dire è stato) il Made in Italy: Fendi, Bulgari, Emilio Pucci e Loro Piana, storico marchio con sede in Piemonte entrato nel gruppo nel 2013. Ah, giusto, dimenticavamo Acqua di Parma, acquistata dal gruppo nel 2001.

Il Made in Italy che resiste

Insomma, una situazione che sicuramente fa riflettere, dal momento che i nomi appena citati rappresentano alcuni dei più famosi brand che hanno fatto la storia della moda italiana. Tuttavia, per adottare uno spirito quasi patriottico, verrebbe da dire che in ogni caso non tutto è perduto. Già, perché come tutte le medaglie anche questa storia ha un’altra faccia, e al di sotto della superficie si annidano tutti questi brand che ancora oggi resistono.

Basti pensare a Moncler, Tod’s, nonché ai big Armani e Prada. Proprio riguardo a quest’ultimo aveva parlato Patrizio Bertelli, alla guida del gruppo con la moglie Miuccia e il figlio Lorenzo: «Non vendo, non ho intenzione di vendere, non venderemo mai. Nella mia vita ho solo comprato», parole le sue, riportate da Quotidiano.net, che guardano al futuro dell’azienda che presto sarà in mano al figlio Lorenzo. Un futuro tutto italiano, insomma.