Non c’è spazio per l’ironia nel monologo di Luciana Littizzetto a Che Tempo Che Fa, una lettera ai soldati russi che commuove e fa riflettere.
Ieri, durante la consueta puntata domenicale di Che Tempo Che Fa, Luciana Littizzetto non ha fatto il suo solito monologo ironico e divertente ma ha scritto una lettera.
Una lettera particolare, dedicata al conflitto tra Ucraina e Russia ma, soprattutto, a quei giovani soldati russi mandati a combattere. La maggior parte dei militari russi, come testimoniato da molte storie che diffuse nelle ultime settimana, è composta da giovanissimi ragazzi che d’improvviso si sono ritrovati sul campo di battaglia.
È a loro che Luciana Littizzetto pensa e a cui dice: “Caro Dimitri, caro Ivan, caro Oleg, caro Pavel, caro Yuri. E ci metto dentro anche un. Caro Vladimir, perché in tutta la Russia ci sarà anche un Vladimir normale. Caro Misha, ti scrivo dall’Italia. Paese che conoscerai per il calcolo, la pizza e il programma dove ci prendete per il cu*o ogni capodanno. Io non ti conosco, ma mi basta guardare la tua barbetta rada e la divisa troppo grande che in te rivedo mio figlio e tutti i nostri figli. Caro Boris, so che hai paura e ti senti perduto, ma sappi che tu non hai colpa. Hai 20 anni, ti hanno messo un fucile in mano e ti hanno mandato in un posto che non sai manco dov’è.”
"Caro Ivan voglio credere che tutto questo male finirà e ti renderà un uomo migliore.
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) March 6, 2022
E soprattutto ti auguro di avere un futuro.
Ma un futuro vero, dove nessuno ti chiamerà mai più soldato, ma solo Dimitri, Aliosha e Victor."
– @lucianinalitti a #CTCF e la lettera a un soldato pic.twitter.com/OP58ETQWw6
Continua poi: “Sei diventato una pedina di una partita a scacchi a cui nemmeno pensavi di giocare. Ti abbiamo fregato. Noi adulti lo facciamo spesso e ora lo stiamo facendo con la guerra, che è il modo più infame. Per questo ho compassione di te. Perché alla tua età, a 20 anni, caro Vanja, dovresti essere in giro con l’Erasmus, a stapparti ala birra con l’accendino e a limonare sulla Rabbia. Dovresti sederti con tutte le scarpe sporche sugli schienali delle panchine per farti mandare a stendere da quelle come me. Dovresti essere impegnato con altri cannoni, più piccoli e con la cartina lunga.”
Una lettera che stende, fa riflettere, commuove al pensiero di tutti quei ragazzi che si trovano in Ucraina a combattere, senza magari neanche crederci in questa guerra.
La Littizzetto poi conclude: “
“Caro Ivan voglio credere che tutto questo male finirà e ti renderà un uomo migliore. Migliore di noi, ci va anche poco. E soprattutto ti auguro di avere un futuro. Ma un futuro vero, dove nessuno ti chiamerà mai più soldato, ma solo Dimitri, Aliosha e Victor. P.s. C’è un proverbio russo che esalta l’eroismo e dice: è meglio morire per la zampata di un leone che per il morso di un gatto. Non farti riempire la testa con questa retorica del caz*o e ricordati che c’è una terza via: non morire e starsene sul divano col gatto”