Sintomi del Long Covid: due ricerche hanno svelato quali sono i segni che possono predire chi avrà strascichi dalla malattia.
Il pericolo del contagio da Coronavirus non si esaurisce nel giro di poche settimane. Il rischio di Long Covid è concreto, e gli strascichi della malattia possono durare a lungo, per tempi ancora indefinibili. Dopo quasi due anni di pandemia, inizia però ad essere possibile individuare in modo più rapido quali persone potrebbero soffrire di PASC (Post Acute Sequelae of Covid), ossia di quegli strascichi che coinvolgono in media il 30% dei pazienti e che possono durare anche molti mesi.
I sintomi più frequenti del post-malattia sono generalmente individuati in una fatica nella respirazione, debolezza diffusa, tosse insistente, nebbia cerebrale, dolore al petto, ma anche tachicardia, problemi di equilibrio, nausea permanente e in certi casi febbre e altri sintomi simil-influenzali. Di recente, come riferito dal Corriere della Sera, due ricerche hanno però individuato quali sono i possibili fattori di rischio che predispongono il paziente al Long Covid, quei segnali che possono aiutarci a prevedere, e quindi prevenire, il decorso più traumatico della malattia. Scopriamo insieme il contenuto di questi nuovi studi.
Long Covid: i fattori di rischio
Secondo una ricerca americana, pubblicato sulla rivista Cell e condotta su oltre duecento pazienti per due o tre mesi dalla diagnosi di Covid, sono quattro i fattori di rischio individuati. Fattori che, in associazione, aiutano a prevedere la comparsa dei segni del Long Covid, ma che non dipendono minimamente dalla gravità della malattia. Non è detto infatti che alla PASC vadano incontro solo i pazienti ospedalizzati.
I quattro fattori di rischio individuati dalla ricerca sono: la presenza di anticorpi; il livello ematico di RNA virale all’inizio dell’infezione; la riattivazione dei virus di Epstein-Barr; il diabete di tipo 2. Stando ai risultati dello studio, il 37% dei pazienti presi in esame ha riportato tre o più sintomi di Long Covid, il 24% uno o due sintomi, mentre il 39% non ha riportato alcun tipo di sintomo. Del 37% di pazienti con tre o più sintomi, il 95% presentava almeno uno dei quattro fattori di rischio sopra identificati, di cui il più frequente era la presenza di anticorpi.
Gli anticorpi e il Long Covid
Anche la seconda ricerca, pubblicata su Nature Communications e portata avanti da un team svizzero dell’ospedale universatrio di Zurigo, il Long Covid può essere ricondotto agli anticorpi, e in particolare al basso livello di questi ultimi. Secondo i ricercatori, i quali hanno preso in esame il sangue di pazienti contagiati dal Covid, i livelli di anticorpi erano bassi in coloro che avevano sviluppato la PASC, mentre erano decisamente più alti in quei pazienti che avevano avuto una ripresa rapida.
Attraverso la ‘firma anticorpale‘, per il team elvetico potrebbe dunque prevedere il rischio di Long Covid in ogni paziente, tenendo presente altri fattori come l’età , i sintomi sofferti e la presenza di asma. Spiega Carlo Cervia, primo autore dello studio portato avanti dall’ospedale di Zurigo: “Il test non può prevedere il rischio di Long Covid prima dell’infezione, perché sono necessari i dettagli dei sintomi per compilare il test, ma abbiamo visto che le persone che soffrono di asma con bassi livelli di IgM e IgG3 rischiavano maggiormente di andare incontro al Long Covid“.