Corrado Cesare Campisi, tra i massimi esperti in materia, spiega l’unicità della speciale tecnica microchirurgica nata nel capoluogo ligure.
Nel mondo, il 6 Marzo, si celebra la Giornata Mondiale del Linfedema. Una malattia tutt’altro che rara, tuttavia ancora molto sottostimata. Tra i pazienti affetti anche i VIP di ieri e di oggi.
A comparire con il proprio nome nella lista dei pazienti celebri Kathy Bates, attrice memorabile nell’interpretazione da Oscar nel celebre film ‘Misery non deve morire’. E Carmen Smith, 30 anni, californiana, che ha accettato le imperfezioni del proprio corpo diventando una modella di lingerie molto seguita su Instagram e apprezzata dalle riviste di tutto il globo.
Sul pianeta ne soffre una persona su 20, ben 300 milioni di soggetti. Soltanto in Italia 40.000 nuovi casi ogni anno (numeri sovrapponibili a quelli del carcinoma mammario), e più di 2 milioni i malati cronici, secondo le stime più attendibili e recenti.
Tra i massimi esperti vi è Corrado Cesare Campisi, Chirurgo di fama internazionale, Specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Membro del Comitato Esecutivo della Società Internazionale di Linfologia (International Society of Lymphology – ISL), nonché Professore a Contratto presso l’Università degli Studi di Catania, titolare dell’insegnamento di Chirurgia Plastica presso la Scuola di Specializzazione in Oftalmologia.
Professor Campisi, come può definire il linfedema?
Trattasi di una patologia che si manifesta con un ingrossamento sproporzionato di un arto, superiore o inferiore: talvolta l’insorgenza è bilaterale. Un gonfiore alla caviglia, al piede, alla mano, al braccio, che può comparire all’improvviso e magari all’inizio regredisce grazie al riposo notturno. Spesso, con il trascorrere del tempo, la parte edematosa si indurisce, si infiamma, provocando fastidio, dolore e impotenza funzionale. In particolare, la malattia risulta ingravescente, invalidante e potenzialmente irreversibile, se non correttamente inquadrata.
Linfedema primario e secondario: come si possono distinguere?
E’ una patologia diffusa, colpisce donne e uomini. Può essere congenita, con possibili origini genetiche, o primaria: dipendente, cioè, dalla predisposizione individuale del soggetto affetto. E’ linfedema primario precoce, se insorge prima del 35° anno di età. Si definisce, invece, linfedema primario tardivo se sopravviene successivamente. Spesso la patologia si rivela essere conseguenza diretta di una chirurgia (in particolare quella oncologica) o di un evento traumatico, e perciò viene detta ‘secondaria’.
In tutto il mondo l’équipe Campisi è riconosciuta come ‘The First’: il primo e più autorevole riferimento assoluto quando si parla di linfedema.
Dal 1973 il Team genovese, guidato dal Professor Corradino Campisi (Professore Ordinario di Chirurgia Generale presso l’Ospedale Policlinico San Martino di Genova), costituisce il Centro di riferimento nazionale in materia di linfedema, con numerose pubblicazioni scientifiche a riguardo, riconosciuto e stimato anche a livello internazionale: www.chirurgiadeilinfatici.it è il sito di riferimento in Italia per chi desidera ricevere informazioni corrette e aggiornate sulla cura alla patologia.
Quanti pazienti, in media, si rivolgono a Voi ogni anno?
All’interno dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova è attiva l’Unità Operativa Dipartimentale di Chirurgia dei Linfatici presso il Dipartimento di Chirurgia Generale, Specialistica ed Oncologica. La prima in ambito nazionale, cui si rivolgono i numerosi pazienti, provenienti da tutte le regioni d’Italia. Un Centro multidisciplinare integrato all’avanguardia, presente, oltre che a Genova, anche a Rapallo, Reggio Emilia e Torino, che tratta ogni anno più di 500 pazienti provenienti anche da Serbia, Norvegia, Australia, Stati Uniti, Canada, Israele, Polonia, Cina, America Latina e Nuova Zelanda, quindi da tutto il mondo.
A che punto è giunta, attualmente, l’evoluzione chirurgica nella cura del linfedema?
A Genova, la nostra équipe ha elaborato una tecnica microchirurgica capace di ricostruire sia il circolo linfatico superficiale che quello profondo dell’arto affetto da linfedema. Questa moderna tecnica viene chiamata “Anastomosi Linfatico-Venosa Multipla – MLVA”. In questo modo, è possibile, al contempo, ottenere un risultato efficace e duraturo, stabile anche nel lungo periodo.
Professore, quali sono i benefici per i pazienti trattati con questa specifica metodica?
Negli stadi precoci della malattia, grazie alla microchirurgia ricostruttiva, si ha una riduzione media dell’eccesso di volume pre-operatorio superiore al 90%, con una ripresa rapida da parte del paziente delle normali attività quotidiane. Questi ottimi risultati consentono di ridurre progressivamente – e poi sospendere – la necessità di terapie medico-fisico e riabilitative, compreso l’impiego del tutore elasto-compressivo.
E cosa si può ottenere negli stadi più avanzati della patologia?
Dopo aver ripristinato il corretto drenaggio linfatico dell’arto affetto da linfedema mediante la microchirurgia ricostruttiva linfatico-venosa multipla, è possibile trattare il deposito fibrotico-adiposo derivante dalla linfostasi cronica mediante una tecnica chirurgica complementare ideata dal nostro Team, chiamata “Fibro-Lipo-Linfo-Aspirazione con Procedura Lymph Vessel Sparing – FLLA LVSP”. Grazie a questo approccio, si ottengono rilevanti risultati a lungo termine anche negli stadi più avanzati della malattia, una riduzione volumetrica significativa associata ad una contestuale riduzione della necessità di utilizzare i presidi elasto-compressivi.
Professore, un ultima domanda: quale messaggio lasciare, quindi, ai pazienti?
Non bisogna perdere la speranza di ricevere un trattamento adeguato. E’ importante rivolgersi a Centri con certificata esperienza che abbiamo come opzioni terapeutiche sia gli approcci non chirurgici che le moderne procedure ricostruttive capaci di cambiare la vita dei pazienti, sia negli stadi precoci che in quelli avanzati della patologia. Si dovrebbe, in conclusione, evitare di perdere tempo in trattamenti prolungati di tipo medico-fisico-riabilitativo, quindi esclusivamente sintomatici, sapendo che l’opzione chirurgica è perseguibile ed estremamente efficace se effettuata da chirurghi esperti.