Il governo ha stabilito le nuove regole relative ai limiti per il riscaldamento in questo inverno: ecco quali luoghi ne sono esclusi.
A pochi giorni dall’inizio della stagione invernale e dall’accensione dei termosifoni, è arrivato l’atteso provvedimento governativo per regolare i nostri consumi in questo periodo di crisi energetica. Quest’anno non sarà infatti possibile mantenere i termosifoni accesi se non strettamente necessario. Nel nuovo decreto, firmato dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sono stati definiti i limiti per il riscaldamento, validi per gran parte dei luoghi pubblici e privati. Esistono però alcune eccezioni. Ecco dove non verranno applicate queste nuove misure.
I nuovi limiti per il riscaldamento
Non sarà un inverno come gli altri, quello che ci apprestiamo ad affrontare. Complice lo scoppio del conflitto in Ucraina lo scorso febbraio stiamo attraversando infatti un periodo di crisi energetica con pochi eguali nella storia, e per questo motivo il governo ha scelto di ridurre gli sprechi al minimo. Potremo accendere i termosifoni, ma per meno giorni e con un limite anche nei gradi da poter raggiungere.
In particolare le nuove regole prevedono circa un’ora di riscaldamento in meno al giorno rispetto al passato, per un totale di circa quindici giorni di accensione di riscaldamenti in meno durante tutto l’anno. La temperatura all’interno delle abitazioni, fissata per convenzione a 20 gradi, dovrà scendere a 19. Per quanto riguarda il tempo massimo, invece, i limiti varieranno da zona a zona, con differenze sostanziali tra regioni come la Sicilia e altre come il Piemonte o la Lombardia.
Dove non valgono i nuovi limiti
Lo stesso provvedimento firmato da Cingolani prevede comunque delle eccezioni. Alcuni luoghi saranno infatti esclusi da queste regole rigide sui consumi previsti per il riscaldamento. In particolare, non rientreranno in queste limitazioni gli edifici adibiti a luoghi di cura, come gli ospedali e le case di cura. Esclusi anche i luoghi frequentati dai bambini, tra cui scuole, asili, piscine o saune.
Non sarà tenuto a rispettare questi limiti nemmeno chi ha impianti alimentati a energie rinnovabili (almeno prevalentemente) o gli edifici che sono utilizzati per attività industriali e artigianali che hanno ottenuto dalle autorità comunali delle deroghe ai limiti di temperatura dell’aria.
Sono previste anche delle ulteriori deroghe, decise dalle autorità comunali, in caso di temperature eccessivamente rigide e fredde. In questi casi eccezionali sarà possibile permettere l’accensione degli impianti anche al di fuori dei periodi indicati nel decreto ministeriale, ma solo per una durata ridotta. Infine, sono esclusi del tutto da questo tipo di regole tutti gli edifici situati nella zona climatica F, la più fredda in Italia, che comprende i comuni dell’arco alpino e città come Belluno, Trento e Cuneo.