Dopo una brutta caduta Gina ha smesso di camminare per una frattura al femore e da lì è iniziato il calvario.
Il 31 dicembre Gina Lollobrigida ha iniziato a non mangiare e non bere, dichiara Andrea Piazzola a Domenica In. L’uomo della vita di Gina viveva 24 ore su 24 con lei. Era una donna molto delicata fisicamente e psicologicamente per lei dover dipendere da altri era molto pesante.
“Non c’erano infermieri, nè badanti… io mi sono occupato di tutto. Per me è stato un onore.”
L’intervista a Domenica In di Andrea Piazzolla
Pochi giorni prima della morte c’è stato il ricovero in ospedale, Andrea aveva chiesto una risonanza senza contrasto ma il medico ha preferito farla con contrasto e questo ha provocato un blocco renale e da lì non c’è stato più nulla da fare, il ricovero e poi la morte pochi giorni dopo.
Andrea Piazzolla dichiara: “Per lei avrei dato tutto, non solo un rene.”
Quando Gina se n’è andata Andrea non era presente perché i medici avevano dichiarato che non c’era più nulla da fare e l’aveva vista 24 ore prima. Gina aveva accanto nelle ultime ore anche il figlio Andrea, avuto con Milko Skofic.
Andrea nel giro di poco tempo, si è guadagnato la fiducia della Lollobrigida, fino ad essere nominato amministratore della società che gestisce tutti i suoi beni patrimoniali. Per il suo migliore amico infatti è difficile accettare la morte di Gina, infatti ancora oggi ne parla come se fosse viva.
L’inchiesta contro Andrea Piazzolla
In un’inchiesta recente, Piazzolla è stato accusato di aver sottratto perfino una Jaguar. Tra il 2013 e il 2018, secondo la ricostruzione dei magistrati, Piazzolla avrebbe sottratto oltre tre milioni di euro in contanti e beni, tra cui quadri, cimeli e arredi, per un valore di circa 300.000 euro dal patrimonio della Bersagliera. Dal gennaio 2019, il tribunale ha assegnato alla diva un giudice tutelare per gestire i suoi beni, una figura che la Lollo ha mostrato di tollerare a fatica.
Lollobrigida aveva ingaggiato l’avvocato Antonio Ingroia per contestare l’amministrazione di sostegno in Cassazione, senza successo. Nell’atto di chiusura delle indagini, il pm Condemi ha contestato a Piazzolla il reato di autoriciclaggio, accusandolo di aver tentato di far sparire somme affidate a lui. Lollobrigida, in un’intervista a Domenica In, aveva espresso il suo rammarico per il trattamento che ha ricevuto: “Ho lavorato e rappresentato l’Italia nel mondo per oltre 70 anni, per avere un trattamento ignobile. Credo di meritare un po’ di tranquillità. E non di essere trattata come una persona incapace, visto che non lo sono. Ho aspettato per anni perché credevo nella giustizia italiana. Mi sbagliavo e adesso hanno esagerato” e ha sottolineato il suo diritto di vivere e morire in pace.