Da maschera per il mare a respiratore: quando la stampa 3D aiuta contro l’emergenza coronavirus

Da maschera per il mare a respiratore: quando la stampa 3D aiuta contro l’emergenza coronavirus

Oggi vi raccontiamo due storie con un comune denominatore: la stampa 3D che aiuta a salvare delle vite a rischio per colpa del coronavirus.

In un periodo di emergenza, da un territorio al limite dal collasso arriva una storia di speranza (o meglio, due). A Chiari, da giovedì scorso, la situazione era drammatica per i medici impegnati nella lotta al coronavirus: le valvole necessarie ad uno strumento per la rianimazione stavano terminando. E i produttori non avrebbero potuto fornirle in tempi brevi.

Era quindi indispensabile trovare una soluzione e fare qualcosa che non si era mai visto prima. Grazie alla collaborazione di Massimo Temporelli, divulgatore scientifico, del suo network, della giornalista Nunzia Vallini e del giovane ingegnere dei materiali Cristian Fracassi, la soluzione è arrivata (e in meno di sei ore). Grazie al sapiente uso della stampa 3D, il team è stato in grado di produrre le suddette valvole.

Ma non è finita: in seguito, sono riusciti anche a trasformare la celebre maschera da snorkeling di Decathlon… in un respiratore. Andiamo a scoprire nel dettaglio questa storia che ha dell’incredibile!

Fonte foto: https://www.isinnova.it/easy-covid19/

Le maschere Decathlon diventano dei respiratori

L’azienda di Cristian Fracassi si chiama Isinnova e non si è fermata alla stampa 3D della valvole d’emergenza per i respiratori.

Una volta saputo dell’iniziativa è stata infatti contattata dell’ex primario dell’Ospedale di Gardone Valtrompia, Renato Favero. Il Dottore, come ha fatto sapere l’azienda sul suo sito, ha condiviso con il team l’idea di trasformare le maschere da snorkeling Easybreath di Decathlon in respiratori di emergenza.

Con la collaborazione dell’azienda produttrice della maschera stessa, che ha fornito il disegno del prodotto, hanno studiato il progetto e disegnato una nuova valvola, chiamata Charlotte, che hanno poi stampato in 3D.

L’idea è stata poi collaudata agganciandola al corpo del respiratore all’Ospedale di Chiari e si è rivelata funzionante.

Né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità. L’uso da parte del paziente è subordinato all’accettazione dell’utilizzo di un dispositivo biomedicale non certificato, tramite dichiarazione firmata“, sottolinea l’azienda sul sito.

Inoltre, l’iniziativa non è a scopo di lucro e Isinnova ha messo a disposizione tutte le istruzioni necessarie per realizzare la stampa 3D.

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