Rischio sindrome da burnout per medici e infermieri dopo il Coronavirus: uno studio afferma che il 70% dei medici e degli infermieri soffrirebbe di ansia e stress.
L’Italia sta finalmente superando la fase più acuta dell’emergenza Coronavirus, ma per medici e infermieri il periodo resta ancora difficile e delicato: il rischio di incappare nella sindrome da burnout è molto concreto.
Secondo uno studio condotto nelle prime quattro settimane dell’emergenza sanitaria in Italia dal Centro di Ricerca EngageMinds HUS, circa il 70% degli operatori sanitari delle regioni più colpite dal Covid-19 ha mostrato sintomi di questa tremenda sindrome.
Anche per questo è giusto restare ancora vicini il più possibile a tutti gli eroi che negli ultimi mesi hanno lottato per salvare le loro vite, mettendo a rischio anche la propria salute fisica e mentale.
Coronavirus, lo studio su medici e infermieri
A tre mesi dallo scoppio della pandemia, le terapie intensive continuano a svolgere il loro lavoro, seppur con meno pressione di prima. Tuttavia, è proprio questo il momento più delicato della battaglia personale tra gli operatori sanitari e il Covid-19.
Lo hanno raccontato diversi medici e infermieri in un servizio della BBC, che ha raccolto i dati provenienti da uno studio condotto dal centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Uno studio da cui è emerso che sette operatori sanitari su dieci, più del 70%, mostra i sintomi della sindrome da burnout: stress, ansia e incubi notturni sono ormai una costante nelle loro vite.
Medici e infermieri: dopo il Covid-19 ansia e stress
Sono tante le storie raccontate nel servizio della BBC. C’è ad esempio quella dell’infermiere Paolo Miranda di Cremona, che ammette di essere più irritabile: “Mi arrabbio facilmente e sono propenso alle discussioni“.
Mentre il Paese sta cercando di riavvicinarsi alla normalità, convivendo con il virus grazie anche a nuovi strumenti di prevenzione, come l’app Immuni, il personale medico sta avendo finalmente il tempo di pensare a quanto accaduto. E quello che torna alla memoria non è piacevole. Racconta un’altra infermiera, Monica Mariotti: “Avevamo un nemico da combattere. Ora che ho tempo di riflettere mi sento così persa, senza meta“.
Una sensazione che si trasforma presto in una sintomatologia precisa, fatta di insonnia, incubi notturni, ansia. E c’è anche chi, dopo questa tremenda esperienza, preferirebbe cambiare vita, come Martina Benedetti: “Non sono più sicura di voler fare l’infermiera. Ho visto morire più persone negli ultimi due mesi che negli ultimi sei anni“.
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