Il Dpcm è stato firmato, dal 15 ottobre il Green Pass diventa obbligatorio sul luogo di lavoro: ecco le novità e cosa bisogna sapere.
Nonostante le polemiche, più o meno strumentali, ormai ci siamo. Con due decreti il governo ha aggiornato il quadro normativo sul Green Pass, che dal 15 ottobre diventa obbligatorio sul luogo di lavoro. Anche gli ultimi dettagli sono stati limati, e il quadro è adesso più chiaro. Sul sito del governo è anche comparso un documento per rispondere a 11 Faq (domande frequenti) per risolvere ogni dubbio al riguardo. Ecco cosa bisogna sapere sul Green Pass al lavoro: dall’app per i controlli al rischio licenziamento.
Green Pass obbligatorio a lavoro: controllo tramite app
Uno degli ultimi nodi ad essere stati sciolti dal governo è stato quello relativo all’app per il controllo dei certificati. Serviva infatti il via libera del Garante della privacy, arrivato in questi giorni. Nonostante l’attenzione al rispetto dei dati sensibili dei lavoratori, i titolari potranno controllare la validità del loro Pass tramite l’applicazione sviluppata dal governo.
Ma chi è vaccinato o negativo al tampone ma in attesa di rilascio del Pass potrà entrare a lavoro? In questi casi la risposta è sì. Il lavoratore dovrà però munirsi di un certificato temporaneo rilasciato dalla struttura sanitaria presso cui è stata effettuata la vaccinazione o il test.
La certificazione può essere richiesta dal datore di lavoro massimo 48 ore prima dell’ingresso in ufficio, non oltre. Questa un’ulteriore specifica del Dpcm sulla privacy, voluta fortemente dal Garante. Per far fronte a esigenze di nature organizzative, il datore di lavoro o un suo delegato potrà richiedere al proprio dipendente di presentare il certificato verde con un anticipo che non può superare le 48 ore. Per quanto riguarda il controllo in sé, avverrà in automatico o tramite app Verifica C19, ma il Qr Code collegato al Pass non verrà conservato in alcun modo, per proteggere la riservatezza dei dipendenti.
Green Pass: lo smart working non è un’alternativa
Con l’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass, potrebbero essere molti i lavoratori incentivati a richiedere un lavoro agile. Ma il governo ha sottolineato come l’impiego da remoto non sia un’alternativa per chi non è in possesso del certificato. Si specifica infatti nel testo: “Non è consentito in alcun modo, in quanto elusivo del predetto obbligo, individuare i lavoratori da adibire al lavoro agile sulla base del mancato possesso di tale certificazione“. In altre parole, non ci sarà spazio per i ‘furbetti’. La certificazione non sarà necessaria solo nel caso in cui il lavoro agile fosse reso obbligatorio da motivi interni all’azienda, e non nel tentativo di eludere il regolamento del governo.
Multe e sanzioni: senza Green Pass c’è il licenziamento?
Capitolo sanzioni. Il lavoratore che comunicherà di non avere il Green Pass sarà obbligato a restare a casa senza stipendio, ma senza alcuna sanzione disciplinare. Sarà dunque un assente ingiustificato, ma conserverà il proprio posto di lavoro ed eviterà il licenziamento. Se non dovesse munirsi dellal certificazione, potrà rientrare al lavoro al termine dell’emergenza, attualmente fissato per il 1° gennaio. Qualora la scelta del lavoratore di assentarsi recasse danni all’azienda, sarà possibile per il datore di lavoro cercare di rivalersi sul proprio dipendente, come specificato in una circolare di Confindustria.
Per quanto riguarda invece le multe, saranno comminate alle aziende che faranno accedere al luogo di lavoro il proprio dipendente privo di Green Pass, e ovviamente anche allo stesso dipendente. La sanzione partirà da 400 euro e potrà arrivare fino ai 1000, raddoppiando in caso di reiterazione.
I lavoratori ancora senza Green Pass
Fermo restando che il certificato verde continuerà a non essere obbligatorio per alcune attività, come quelle di paarrucchieri, estetisti o dei tassisti e degli autisti (che potranno continuare a lavorare anche senza e non sono tenuti a richiederlo ai propri clienti), continuano le proteste di molti lavoratori.
Secondo le stime riportate dal Corriere della Sera, in questo momento i lavoratori senza alcuna vaccinazione sarebbero nel nostro paese circa 3 milioni e mezzo. Un numero elevatissimo di persone che dovrà ricorrere, per poter lavorare, ai tamponi settimanali.