Gli effetti collaterali della curcuma

Gli effetti collaterali della curcuma

A fronte dei molti effetti benefici, alcuni potenziali problemi

Gli effetti collaterali della curcuma non sono molti, e possono generarsi a seguito di abusi e soprattutto in concomitanza con cure farmacologiche.

I benefici della curcuma

La curcuma ha numerosi effetti benefici, che vanno ad influire in maniera positiva soprattutto con la digestione e in generale con la salute dell’apparato gastrointestinale. In particolare la curcumina limita la fermentazione dei cibi nell’intestino e quindi riduce moltissimo il gonfiore addominale che si presenta soprattutto dopo un pasto pesante.
La curcumina in particolare favorisce la digestione dei carboidrati complessi e degli zuccheri raffinati, regola il senso di fame e induce il corpo ad utilizzare le riserve di grasso accumulate nell’organismo. Per tutti questi motivi, la curcuma è una spezia perfetta per aiutare coloro che stanno seguendo una dieta dimagrante.

Gli effetti collaterali della curcuma

Ogni giorno si dovrebbe assumere una dose massima di due cucchiaini di polvere di curcuma, cioè tra i 400 e gli 800 milligrammi (cioè mezzo grammo o quasi un grammo).
Dosi eccessive, soprattutto se assunte per tempi prolungati, possono portare degli effetti collaterali che si concentreranno sull’apparato gastrointestinale esattamente come i benefici apportati da questa radice.
In particolare si potranno presentare episodi di nausea, vomito o diarrea.
Chi segue una terapia farmacologica a base di anticoagulanti deve tener presente che dosi eccessive di curcuma interferiranno con l’azione di questi medicinali, aumentandone l’efficacia e quindi provocando eventuali emorragie.
Chi è predisposto alla formazione di calcoli nella colecisti o all’ostruzione delle vie biliari dovrebbe utilizzare gli integratori a base di curcumina con molta parsimonia, poiché nella loro formulazione è spesso presente anche la piperina (che da sapore al pepe), utilizzata per migliorare l’assorbimento della curcumina da parte dell’organismo ma che è altamente sconsigliata a chi soffre di patologie epatiche.