Frasi di Renato Zero, tratte dalle canzoni più iconiche e dalle interviste

Frasi di Renato Zero, tratte dalle canzoni più iconiche e dalle interviste

Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle di Renato Zero, tratte dalle canzoni più iconiche e dalle interviste.

Renato Zero è uno dei cantanti più bravi e iconici dell’intero panorama musicale italiano, uno dei pochi artisti della vecchia guardia che riesce a farsi amare anche dalle nuove generazioni. Vi presentiamo una selezione delle frasi più belle del re dei Sorcini, tratte sia dalle canzoni che dalle interviste.

Frasi tratte dalle canzoni di Renato Zero

Classe 1950, Renato Zero ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica quando era un adolescente. Il successo vero e proprio è datato 1978, quando ha lanciato il disco intitolato Zerolandia. Da questo momento in poi, tranne che in un periodo di crisi sul finire degli anni Ottanta, la carriera del re dei Sorcini è stata un continuo crescendo.

Sono tante le canzoni che in oltre 40 anni di attività hanno fatto sognare i fan: da Mi vendo a Cercami, passando per Più su, Amico, Magari, Triangolo e I migliori anni della nostra vita. Di seguito, una raccolta di frasi tratte dai suoi brani più iconici:

  • Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi. L’energia, l’allegria per strapparti ancora sorrisi. Dirti si, sempre si, e riuscire a farti volare dove vuoi, dove sai, senza più quei pesi sul cuore. (Nei giardini che nessuno sa)
  • Io e te, lo stesso pensiero… Che fai, se stai lì, da solo! In due, più azzurro è, il tuo volo! Amico è bello, amico è tutto, è l’eternità, è quello che non passa, mentre tutto va. (Amico)
  • Un grande applauso ai perdenti perché non bluffano mai! (Felici e perdenti)
  • E mi trucco perché la vita mia non mi riconosca e vada via. (La favola mia)
  • C’è un sole che non vedi, lui ti parla e tu gli credi, è questa la fede? (Il sole che non vedi)
  • Se accendi il mondo e osservi bene ci sono poche ali e troppe catene. (Almeno una parola)
  • Questa vita ti sfugge se tu non la fermerai. Se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai. (Più su)
  • Quante volte avrei preso il volo, ma le ali le ha bruciate già, la mia vanità! (Il cielo)
  • E ogni brivido ha un suo perché e sentirai che resistere è pura follia. (Rivoluzione)
  • Se tu mi conoscessi certo che non mi negheresti due ali, che ho un gran disordine nella mente e solo tu mi potrai guarire. (Magari)
  • Faccio in fretta un altro inventario, smonto la baracca e via. Cambio zona, itinerario, il mio indirizzo è la follia. (Mi vendo)
  • L’equilibrio mi aiutava a vivere, due più due non dava quattro mai, c’era il caos nei pensieri miei, un bicchiere per dimenticare che morire o vivere era uguale. (L’equilibrista)
  • Quanta violenza sotto questo cielo, un altro figlio nasce e non lo vuoi… gli spermatozoi, l’unica forza, tutto ciò, che hai. (Il cielo)
  • Nascondimi ti prego, in una canzone, in un pensiero che non sia una prigione. Se mi sorprenderanno ancora a sognare sarà la fine e io non voglio morire. Ogni sbadiglio è controllato, fare l’amore qui è peccato, il mio futuro è tracciato! (Nascondimi)
  • Ti scrivo tu mi scrivi, poi torna tutto come prima. L’inverno passerà tra la noia e le piogge, ma una speranza c’è, che ci siano nuove spiagge. (Spiagge)
  • Questa vita ci ha puniti già, troppe quelle verità che ci son rimaste dentro. Oggi che fatica che si fa, com’è finta l’allegria, quanto amaro disincanto. (Cercami)
  • Manichini senza volto, senza età. Fili sottili uniti per fatalità, un destino uguale, una stessa verità. Il manichino ha un’anima e forse non lo sa. (Manichini)
  • Il triangolo no, non l’avevo considerato. D’accordo ci proverò, la geometria non è un reato. Garantisci per lui, per questo amore un po’ articolato mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei. (Triangolo)
  • Rifiuto l’uniforme, gli inviti della pubblicità. Pranzo coi neri, ceno coi rossi. Mi fidanzo con chi mi va, io sono strano forse per questo più umano e già. (Naturalmente strano)
  • Questo tempo affamato consuma la mia allegria, canto e piango pensando che un uomo si butta via, che un drogato è soltanto un malato di nostalgia. (Più su)
  • Lasciami un giorno ancora al mio carnevale, lasciami un Cristo ancora da ritrovare, ancora un nome, un volto da ricordare… una preghiera, una promessa, un ideale. (Nascondimi)
  • E il carrozzone prende la via, facce truccate di malinconia. Tempo per piangere no, non ce n’è, tutto continua anche senza di te. (ll carrozzone)
  • Niente trucco per me, via le luci stasera che a guardarti negli occhi sia la faccia mia vera. (Niente trucco stasera)
  • Scappa, fuggi e salva qualche cosa in te e non lasciarti fare, non diventare un uomo da bruciare. (Un uomo da bruciare)
  • E’ meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani, spendere tutti i sogni eludendo i guardiani finché il tuo cuore è intatto e il tuo coraggio non mente, ti ritroverai uomo dietro un fantasma di niente. (La tua idea)
  • Salvami dalla notte che verrà, senza mai un nome, senza identità. (Salvami)
  • Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente, noi non faremo come l’altra gente, questi sono e resteranno per sempre i migliori anni della nostra vita. (I migliori anni della nostra vita)

Frasi tratte dalle interviste

All’anagrafe Renato Fiacchini, Zero non è famoso soltanto per le sue canzoni, ma anche per il suo carattere. Lontano dalle scene è una persona schiva, che non ama essere importunata da fan o semplici curiosi. Anche davanti ai riflettori, però, non evita di esprimere il suo pensiero, talvolta finendo al centro del dibattito, come nel 2006 quando ha rifiutato il Premio alla carriera da parte del Festival di Sanremo. Di seguito, una selezione di frasi tratte da alcune interviste:

  • La sera del 24 dicembre 1974, al Folk Rosso, suonai per un solo spettatore. Il proprietario stava spegnendo le luci. Lo fermai: ho detto in casa che stasera lavoro e voglio lavorare. Dopo di me, lo spettatore solitario ascoltò pure Venditti.
  • Ero al cinema e noto questo ragazzino: era pettinato come Bart Simpson. Mi raccontò la sua storia, il padre era morto e la madre malata. Sono sempre stato vicino ai ragazzi degli orfanotrofi, cominciai a seguire Roberto e quando fu possibile lo adottai.
  • Spesso non voto. Non ho stima di nessun politico, sono fermo ad Antonio Gramsci e a Luigi Einaudi.
  • Fellini era affettuoso. Gli chiesi di recitare nei suoi film. Lui mi accarezzò l’ovale e mi disse: “Renatino, tu qui sei sprecato”. Ma che sprecato, famme lavorà! Così mi fece lavorare in Satyricon e in Casanova. Si girava sempre di notte.
  • E, invece, l’amicizia è proprio questo: uscire di casa molto spesso perché a casa ci si rattrista… La casa va bene quando la sera si è combinato qualcosa di buono e si ritorna per ingraziare del cibo, nel nostro letto, di quella stanchezza formidabile che ci riporta a casa, ma io a casa non ci sto perché devo venire a scovarvi dovunque siete, sempre! Perché sono malato di voi, perché ho bisogno di vedervi, di sapere che ci siete!
  • Non mi sono mai venduto. Anche se mi volevano comprare in tanti, e ricchi. Niente di male: inviti a casa, a cantare per gli amici. Ma io le trovavo offerte offensive. A Milano conosco meglio Quarto Oggiaro dei salotti.
  • Devi sapere che a Roma c’è un detto che dice “Di Renato ce n’è uno, tutti gli altri sò nessuno”, evvai!
  • Un sorcino ora è il presidente di una banca, un altro è un alto magistrato di Milano. Un medico mi ha visitato e, dopo che mi ero rivestito, si è rivelato: “Finalmente sono riuscito a toccarti”. Mi vogliono bene anche ora che sono cambiato, da quando nel ’91 a Sanremo ho deciso che i lustrini mi stavano stretti.
  • Ho il passaporto intonso: non sono mai andato da nessuna parte. La mia Nuova Zelanda, il mio Oklahoma, la mia Namibia sono stati i palcoscenici d’Italia. Eppure, con tutto quel che ho lavorato, con tutte le persone che ho aiutato, cosa mi ha dato il mio Paese? Niente. Manco una croce di cavaliere.
  • Ringrazio spesso la diffidenza di molti di voi, in tanti pensavano che gli alieni venissero da fuori e invece sono in mezzo a noi e io li rappresento modestamente tutti.
  • Vengo da una famiglia di comunisti […] A me comunque il partito comunista non m’ha mai voluto. Gli altri suonavano alla festa dell’Unità con le loro band; io giravo i locali con il registratore, pigiavo play, partiva la musica e cantavo, solo come un cane. Non sono mai stato in quelle trincee, ma in altre, molto più esposte. E ancora adesso la politica di me non vuol saperne. Ho maturato la pensione: 800 euro al mese. Una presa in giro. Le darò a chi ne ha bisogno davvero.
  • Non avrei mai sospettato di arrivare a quello che sono oggi, con i giovani di 16 anni che mi incontrano per strada e mi chiamano Maestro. E, invece, eccomi qua: ho raggiunto dei traguardi che non avrei mai pensato di raggiungere, senza contare che le mie canzoni hanno guarito l’animo di tante persone. Le canzoni, dopotutto, non chiedono tanto, solo di essere canticchiate, senza contare quelle che hanno fatto due guerre. Dietro una sconfitta ci sta sempre bene una canzone.
  • I giovani sono vittime di una gestione cattiva e perversa di certe normative che nascono dalle famiglie.
  • Roma è molto più periferia che centro. Il benessere della città è soffocato da una coltre omertosa, anche da parte dei politici, che l’ha portata alla decadenza. Ormai se andiamo nei pressi del Quirinale vediamo anche lì una città disastrata. […] È qualcosa che stravolge le coscienze che la capitale d’Italia e della Città del Vaticano sia in queste condizioni. Questo maltrattamento e questa cecità offende tutte le persone di buon senso anche all’estero, visto che abbiamo consegnato la capitale del mondo al degrado totale.
  • La cultura non è una velleità, non è un modo di sottrarsi al dovere del cartellino, ma cibo per l’anima. E come tale, essendo un nutrimento, i benefici arrivano. Le persone colte sono al di sopra delle nuvole.
  • Il superfluo non serve più. Oggi più che mai, non bisogna essere feticisti, accarezzare il lusso o l’effimero, ma salvaguardare i rapporti, riconsiderare l’amicizia non come una sagrestia, ma come un aliante per staccarci dal suolo e affrontare insieme un temporale o un tramonto. Dobbiamo elevarci. Sopravviveremo, ma lo faremo in modo migliore se saremo altri da noi, persone nuove, che impareranno la lezione di non sprecare nulla, prima di tutto i valori.
  • Abbiamo fatto tante battaglie, superato pesti e carestie, e adesso che potremmo godere di un mondo adulto, maturato, che può far fronte a emergenze come quella in corso, c’è gente che ancora infligge a certe persone queste ingiustizie per il solo fatto di essere diverse da loro. Lo trovo miserabile.

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