Vi presentiamo una selezione delle frasi più belle e profonde di Mina, tratte sia dalle canzoni che dalle rare interviste che ha rilasciato.
All’anagrafe Anna Maria Mazzini, per tutti è Mina, una delle voci più belle dell’intero panorama musicale italiano. La Tigre di Cremona – questo il soprannome che i fan le hanno affibbiato fin dall’inizio della sua carriera – continua ancora oggi a riscuotere un grande successo, anche se non si mostra più al pubblico da anni e anni. Vi presentiamo una raccolta delle sue frasi più belle, tratte dalle canzoni e dalle interviste.
Frasi di Mina tratte dalle sue canzoni
Classe 1940, Mina ha debuttato nel mondo della musica nel lontano 1958, presentandosi sul palco della Bussola di Marina di Pietrasanta con Un’anima pura. Il successo, però, è esploso soltanto con la partecipazione al programma televisivo Musichiere, con il brano Nessuno. La carriera della Tigre di Cremona ha così spiccato il volo.
Sono tante le sue canzoni che hanno fatto sognare i fan: da Ancora ancora ancora a Le mille bolle blu, passando per Povero amore, Grande grande grande, Parole parole, Due note e Città vuota. Di seguito, vi presentiamo una raccolta di frasi tratte dai brani più iconici di Mina:
- Basto io, grandi braccia grandi mani avrò per te. (Amor mio)
- Ti odio poi ti amo poi ti amo, poi ti odio poi ti amo, non lasciarmi mai più… Sei grande, grande, grande come te sei grande solamente tu. (Grande grande grande)
- Io non ti conosco, io non so chi sei, so che hai cancellato con un gesto i sogni miei. Sono nata ieri nei pensieri tuoi eppure adesso siamo insieme. (Insieme)
- E se domani, e sottolineo “se”, all’improvviso perdessi te avrei perduto il mondo intero, non solo te. (E se domani)
- Se vuoi andare, ti capisco. Se mi lasci ti tradisco, sì, ma se dormo sul tuo petto di amarti io non smetto, no. Tu stupendo sei in amore sensuale sul mio cuore, sì. (Ancora)
- Tornami nel cuore che si straccia il mondo intorno a me, ruggine di vento, prigioniero dentro la mia mente. Volami nel cuore non puoi andartene via, via, via, via, via, via. (Volami nel cuore)
- Basto io, grandi braccia grandi mani avrò per te, stretto al mio seno freddo non avrai. (Amor mio)
- Se telefonando io potessi dirti addio ti chiamerei. Se io rivedendoti fossi certa che non soffri ti rivedrei. Se guardandoti negli occhi sapessi dirti basta ti guarderei. Ma non so spiegarti che il nostro amore appena nato è già finito. (Se telefonando)
- Dio lo sa quante volte ho detto no. Tornare insieme e poi? Che senso ha? Ricominciare e poi, che senso ha?Fare l’amore e poi, che senso ha? (E poi)
- Perché mi hai guardato come nessuno mi ha guardato mai, mi sento viva all’improvviso per te. (Mi sei scoppiato dentro il cuore)
- E mentre brucia lenta questa sigaretta io sto seduta qui, che non ho fretta. Ti ascolto, dimmi, tanto è come l’altra volta, facciamo pace a letto e non dentro la testa. Chiunque ci sentisse in questa discussione direbbe lei cretina ma lui che gran coglione. Oh, quante bugie mi hai detto, dove ti ho trovato, in quale maledetto giorno t’ho incontrato. (Portati via)
- Semplicemente tua, meravigliosamente tua, fra le sue braccia ancora tua. Nella mia gioia, nel mio dolore, come ti odio ma poi ti amo. (Semplicemente tua)
- Ciò che di eroico e di geniale c’è nel credere soltanto a questo mondo è la speranza un giorno di essere smentiti dall’esplodere di un bacio. (La seconda da sinistra)
- E di notte quando piango sotto le lenzuola bianche, rivedo sopra il muro quelle tue espressioni stanche, quell’etichetta bianca con scritto sono tuo, sprecami se vuoi ma non buttarmi via. (Sensazioni)
- Dove non ho più parole inizi tu, dove comincio a stare bene, dove mi sembra di volare e non tornare giù. (Amoreunicoamore)
- Quando finisce una canzone mi prende sempre la tristezza, chissà perché, non me lo spiego mai. (Quando finisce una canzone)
- Sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai, ma c’è di buono che al momento giusto tu sai diventare un altro, in un attimo tu. (Grande grande grande)
- Non ti chiedo sai quanto resterai, dura un giorno la mia vita, io saprò che l’ho vissuta anche solo un giorno ma l’avrò fermata insieme a te. (Insieme)
- Io ti chiedo ancora il tuo corpo ancora, le tue braccia ancora, di abbracciarmi ancora di amarmi ancora, di pigliarmi ancora, farmi morire ancora perché ti amo ancora. (Ancora)
- Tu, amor mio, chi ti ha amato in questo mondo, solo io. Io, invece io, sono stata troppo amata. (Amor mio)
- Che cosa c’è da dire cosa c’è da fare, siamo due cuori affetti dallo stesso male. (Portati via)
- Dove non tramonta il sole esisti tu, dove tutto può accadere, dove la via tra il bene e il male non si distingue più. (Amoreunicoamore)
Frasi tratte dalle interviste
L’ultima apparizione pubblica di Mina risale al 1978, quando si è esibita alla Bussola per festeggiare i suoi vent’anni di carriera. Il suo, però, non è mai stato un addio definitivo. Per anni, ha pubblicato un album all’anno e qualche volta ha rilasciato dichiarazioni ai quotidiani e alle trasmissioni radiofoniche. Di seguito, vi presentiamo una raccolta di frasi tratte dalle interviste:
- La musica, bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, è lunga. E non ti abbandona. È il rumore dell’anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più.
- Essere immortale non mi interessa. Mi piace invecchiare.
- Io non sono nata per cantare. Davvero. E non ci crede nessuno quando lo dico. Se c’è una cosa che non mi va di fare è cantare. Voglio dire, in pubblico. A me non piace cantare davanti alla gente.
- La tecnica viene da sola, ma prima deve esserci il cuore.
- Con personalità si nasce. La personalità vive di luce propria, come il sole. E come il sole dà luce, luce, luce a tutto quello che tocca. La mia definizione è “brillio”.
- Sto fatto che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna mi sembra una gran cretinata. È la solita storia che puzza di mancia, di gratifica natalizia, di carità, di “bel gesto” nei confronti di noi donne, esseri inferiori. Io mi sono rotta leggermente le palle. E dietro una grande donna c’è sempre chi o che cosa? Solo se stessa, temo.
- Il nemico più grande della donna è la donna stessa. Non riusciamo a sfilarci da sotto il calcagno dello schiavismo del maschio. Stiamo facendo la caricatura della femmina per cercare di andare insensatamente incontro ai supposti desideri della controparte. Tira qui, molla là, botulini, filler, acidi ialuronici, plastiche additive e delizie di questo tipo. Si vedono in giro donne con la faccia di Fantomas e il seno della Saraghina. Più oggetto di così si muore.
- Dio non canta. Forse non ha mai cantato. Si vede che non gli serviva. Ha dato il canto a tutti gli elementi che popolano questo mondo e che si danno da fare per tenerlo vivo. Il rumore dell’esistenza è canto. Canta l’acqua, il vento, cantano le fronde degli alberi, le pietre, cantano gli animali, canta l’uomo. Il canto è un grido, un ululato a gola aperta. Sfiora e urta e sfonda e spacca e libera e imprigiona.
- La verità è che nessuno mi conosce veramente: tranne mio marito ovvio. Sono cresciuta in una città di provincia, Cremona. È là che si è formato il mio carattere, è là che mi sono fatta le mie convinzioni sulla vita.
- Il fatto è che io non mi sono mai abituata a cantare in pubblico, ho paura di tutto, di dimenticare le parole, di inciampare e cadere come un sacco, ho paura che mi sparino, come in Nashville, come in Quinto potere. Ho sempre pensato a questa cosa, che mentre canto qualcuno mi ammazza, è una sensazione schifosa che mi occupa tutta, quando sono lì che annaspo nei riflettori, e non vedo niente perché oltre tutto si sa che sono mezza orba, un occhio da 18 diottrie.
- C’è l’esaurito quando canto io, è vero. Ma certe volte ho la sensazione che la gente non venga per sentirmi cantare, ma perché è spinta da una curiosità morbosa. Vuol vedere come sono fatta, se mentre canto strizzo l’occhio a Pani o a Crocco che sono là in sala e si stringono la mano. Capisce, è terribile.
- Sono una donna moderna? Assolutamente no, in quanto sarei stata, almeno mi pare, un soggetto ideale per un pittore impressionista come Renoir, vissuto, tutti lo sanno, più di un secolo fa.
- Il buonismo è l’altra faccia dell’indifferenza. È un modo per non esporsi e soprattutto per evitare di andare al centro delle questioni.
- Forse è colpa nostra. Forse abbiamo esagerato, noi della musica leggera. Abbiamo imbottito le nostre canzoni di “ti amo”. Ne abbiamo abusato e il senso reale si è un po’ perso. Magari uno, pur amando disperatamente, non ha voglia di pronunciare quelle due parole stregate col timore di suonare un po’ finto, un po’ fumettistico. Comunque non sono le parole, ma i fatti che contano. Io ci ho messo una vita a imparare a non ascoltare con le orecchie, ma col cervello, col cuore.
- Il pettegolezzo non ha mai niente di positivo. Da quello “giornalistico” a quello praticato nei “salotti”, da quello serpeggiante per via orale a quello fatto di ammiccamenti allusivi. È una distorsione del racconto di uomini e fatti, è la trasformazione della verità ad uso della pruderie e della morbosità di una società in cui farsi i cazzi propri non è più un valore.
- La canzone è una piccolo, modesto, breve mistero che ti prende per il collo proprio quando hai bisogno di essere strapazzato.
- Sogno un mondo in cui l’omosessualità non sia equiparata a immoralità, indecenza, oscenità, corruzione, vergognosa offesa alla morale comune o addirittura a pedofilia. Questa è una orrenda china che non ci porterà niente di buono.
- La costruzione della notizia è un procedimento mortifero che mi fa inorridire. La corsa al sensazionalismo, la violenta banalità dei titoli, la logica pettegolistica da mercato rionale, la deliberata manipolazione della verità, il solleticamento delle facoltà più basse del pubblico sono tutti meccanismi esiziali che sembrano essere diventati la norma della comunicazione.