Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle di Luca Carboni, tratte sia dalle canzoni più famose che dalle interviste.
Sono passati più di trent’anni da quando un giovanissimo Luca Carboni cantava: “Ci vuole un fisico bestiale per fare quello che ti pare“. Oggi è uno dei cantautori italiani più amati, con una discografia ampia e testi particolari, spesso molto profondi. Vi presentiamo una raccolta di sue frasi, tratte sia dai brani che da alcune interviste.
Frasi tratte dalle canzoni di Luca Carboni
Classe 1962, Luca Carboni ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica da giovanissimo, quando ha fondato con alcuni amici il gruppo Teobaldi Rock. Il vero debutto, però, è arrivato nel 1984 quando ha lanciato il suo primo disco da solista, intitolato Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film. L’album, pur essendo di un artista emergente, ha venduto 35mila copie e gli ha aperto le porte della discografia nostrana.
In questi anni, tante le canzoni che i fan hanno amato: da Le storie d’amore a Mi ami davvero, passando per Silvia lo sai, Farfallina, Mare mare e Ci vuole un fisico bestiale. Di seguito, vi presentiamo una raccolta di frasi tratte dai brani più iconici di Luca Carboni:
- Ci vuole un fisico bestiale sai, speciale sai, anche per bere e per fumare. (Ci vuole un fisico bestiale)
- E non c’è niente da capire, e non c’è niente da spiegare, perché l’amore non ha parole e poi ti toglie anche la voce. (Le storie d’amore)
- E vedi non c’è niente da fare siamo nati per aspettare, per aspettare che qualcosa si muova e ci venga a cercare. (Giovani disponibili)
- Ho bisogno di amore e di un po’ di verità e di un giorno migliore e non del grigio che c’è qua. (Mi ami davvero)
- Sembra quasi la felicità, sembra quasi l’anima che va, il sogno che si mischia alla realtà. Puoi scambiarla con tristezza, ma è solo l’anima che sa che anche il dolore servirà. (Malinconia)
- Basta non farsi mai prendere in giro o, almeno, non farsi portare lontano vedi che bella la vita basta andare più piano. (Ci stiamo sbagliando)
- Mare, mare, mare ma sai che ognuno c’ha il suo mare dentro al cuore, sì, e che ogni tanto gli fa sentire l’onda. (Mare mare)
- E quante cose sento con le mie mani, la sabbia, il tuo seno, poi sento che tremo mentre ti stringo le mani. (Colori)
- La mia ragazza è anima, spirito e preghiera. Dal suo seno nasce il grano, è un raggio di sole che illumina la stanza. La mia ragazza è mia per sempre. (La mia ragazza)
- A volte penso che sei come l’acqua che sai si può bere però non si può stringere mai. (È caduta una stella)
- Potresti dirmi sorellina in cosa credi tu, cosa speri, cosa sogni, da grande che farai, se ti blocchi contro il vento o spingi più che puoi. Che paura certe notti, ti senti sola mai così sola da, da non poterne più. Se hai bisogno d’affetto, se ne hai bisogno come me, se hai bisogno d’affetto e di qualcosa che non c’è. (Farfallina)
- Ci sei perché lassù c’è un cielo che a volte mette paura, a volte scapperei. Dai, dai non pensiamoci più che questa è la vita, questa vita che corre via dai dimmi qualcosa anche tu, va bene anche se è una bugia. (Ci sei perché)
- L’amore forse è solo una bugia, la bugia più grande, la più vera che ci sia sia… non smetterò di amarti mai, non smetterò di perderti, di cercarti all’improvviso, di incontrarti nel mio passato, di difenderti da me. (Le storie d’amore)
- Un minuto quanto può durare? (Chicchi di grano)
- L’amore, L’amore. Lo sai questa parola che effetto che mi fa, detta piano o forte, detta ad un’altra velocità, può anche uccidere, può anche darmi la felicità, detta con un altro suono oppure con un’altra età. Due ragazzi che si amano e chissà se siamo ancora così stupidi, amami ancora adesso, sono sempre Luca lo stesso. (Luca lo stesso)
- Forse sarà quest’aria di settembre o solo che sto diventando grande. Ecco cos’è, mi vien da ridere due lacrime, ma poi perché di colpo tutto non è facile, come i gol che facevo contro una porta di legno e con le braccia alzate segnare gol. È la mia mamma che chiama che è già pronta la cena, ma voglio ancora giocare un po’. (Settembre)
- La maglia del Bologna, sette giorni su sette, pochi passaggi, molti dribbling. Quanti vetri spaccati, un Dio cattivo e noioso preso andando a dottrina come un arbitro severo fischiava. Tutti i perché, dire, fare, baciare. Occhio, questa è la palla che ci può salvare. A salvarci erano invece certe canzoni che uscivano dalla radio di Silvia, tu seduta a cercare le stazioni e che buffo era Luca mentre provava a tenerti la mano. Non potevo non prendervi in giro ma capivo che nasceva qualcosa di strano. (Silvia lo sai)
Citazioni tratte dalle interviste di Carboni
Sul versante privato, Luca Carboni convive con Marina Vanni dal 1989. La coppia ha avuto un figlio, Samuele, classe 1999. Nel 2024, l’artista ha annunciato di avere un tumore ai polmoni e di essersi sottoposto ad un ciclo di chemioterapia. Di seguito, una selezione di sue frasi tratte da alcune interviste:
- Io vengo da una famiglia cattolica che mi ha educato a tenere sempre aperta la finestra sul divino. Poi, per un certo periodo, ho chiuso quella finestra che poi si era di nuovo spalancata da adulto, ben prima della malattia. Questa esperienza ha rafforzato la mia convinzione spirituale.
- Mi aspetto grandi cose da me, grandi momenti d’amore, idee che fanno battere il cuore e dopo i momenti di confusione, sorridere.
- La maglia del Bologna è diventata piano piano sempre più nostra: è diventata un simbolo. Con il suo rosso che è il colore dell’amore, della passione, del sangue inteso come vita, dell’energia. Con il blu che è il colore del cielo, del mare, dell’infinito, della purezza, oserei dire il colore dell’immortalità.
- Non mi sono piegato alla disperazione, che pure conviveva con me, ho combattuto. Ho smesso di fumare, ho camminato tanto. Andavo sull’Appennino e cercavo paesaggi che rendessero ancora più forte il mio rapporto con la vita. La natura mi ha aiutato.
- Per fortuna non c’erano metastasi e dopo l’intervento abbiamo continuato con l’immunoterapia. Dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito anche se, con questo tipo di malattia, questa parola ha un significato fragile. Questa esperienza mi ha messo in contatto con tante persone. Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati. Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva.
- Mia madre ci lasciava i suoi pensieri profondi sul senso della vita su foglietti volanti che da ragazzi trovavamo sul letto quando si rientrava tardi la notte.
- Ci possiamo addirittura parlare guardandoci negli occhi anche quando siamo lontanissimi, c’è chi tenta addirittura di fare l’amore così, allora è inevitabile che le lettere d’amore e le penne a sfera si usino sempre meno.
- Mio padre mi raccontava delle sue difficoltà a scuola con l’italiano, il terrore per i temi, ma verso i cinquant’anni cominciò all’improvviso a scrivere lettere molto ispirate e profonde a noi familiari, lettere bellissime che colpivano al cuore, commuovevano e aiutavano a fare il punto sulla nostra esistenza e davano molti stimoli.
- Io ho cominciato ascoltando la musica dei miei fratelli più grandi, il prog della Pfm, il Banco del Mutuo Soccorso, essendo il penultimo di cinque figli avevo tre fratelli più grandi che ascoltavano musica, c’era chi amava molto i cantautori, chi il pop di Lucio Battisti, io mi sono innamorato di De André, di Guccini, di Dalla e diciamo dei cantautori molto presto.
- La malinconia ti sgancia dal quotidiano, dalle cose pratiche, dalle urgenze, nella malinconia puoi contemplare, assaporare ciò che è fuori e ciò che è dentro di te… puoi rallentare e il mio tempo è quasi sempre un tempo lento. La malinconia è lo stato d’animo che mi fa scrivere, i miei momenti più lucidi sono momenti malinconici, e non sono mai di nostalgia.
- Io guardo spesso al passato per raccontare, ma cerco di farlo non per dire che qualcosa si è perso, ma perché, un po’ come dicevano certi pittori, il bambino ogni tanto tira la giacca al sé adulto e vuole farsi sentire e quindi tu, adulto, lo ascolti. Il passato che c’è nelle mie canzoni è forse quello del me bambino, è ascoltando lui che ti trovi a sentire quanto sei cambiato o no, quanto di quel bambino che eri c’è ancora dentro di te.
- Il successo è una cosa indelebile, ti accade una cosa che ti modifica per sempre, da quel momento in poi apparentemente non sei più così libero di vivere le tue contraddizioni, le tue indecisioni, di colpo diventi qualcosa che ha un valore per gli altri, devi essere in qualche modo un punto fermo per gli altri, hai questo pensiero dentro. E poi c’è l’elemento fisico: sei riconoscibile per strada e magari per un ragazzino questa cosa è strana e se vuoi anche violenta, io l’ho sofferta molto all’inizio, a me piace osservare o ascoltare gli altri, e di colpo c’era stato un ribaltamento, ero ascoltato e osservato io.