Le frasi più belle e divertenti di Lino Banfi

Le frasi più belle e divertenti di Lino Banfi

Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle di Lino Banfi, tratte sia dai suo film che dalle interviste che ha rilasciato negli anni.

Attore, conduttore e intrattenitore, Lino Banfi ha avuto una grande carriera. In pochi sanno che, da bambino, i genitori lo hanno spinto ad entrare in seminario. Fu il Vescovo dell’epoca, viste le sue doti da comico durante le recite parrocchiali, a spingerlo verso il mondo dello spettacolo. Mai consiglio fu più azzeccato. Vi presentiamo una raccolta delle sue frasi più belle, tratte sia dalle interviste che dai film.

Le frasi più belle di Lino Banfi

All’anagrafe Pasquale Zagaria, Lino Banfi è nato nel 1936 ad Andria, in Puglia. Affascinato dal mondo dello spettacolo fin da bambino, ha debuttato nel teatro di varietà nel lontano 1954 e al cinema nel 1960. Il successo vero e proprio è arrivato nel 1973 quando viene scelto come protagonista del film Il brigadiere Pasquale Zagaria ama la mamma e la polizia. Da questo momento in poi, la sua carriera è stata un continuo crescendo, tanto da diventare il nonno più amato d’Italia con l’interpretazione di Libero Martini nella serie tv Rai Un medico in famiglia.

Considerato il re della commedia sexy all’italiana degli anni Settanta e Ottanta, Lino Banfi è ancora oggi un personaggio super acclamato, sia dai grandi che dai bambini. Di seguito, vi proponiamo una selezione delle sue frasi più belle pronunciate nel corso di alcune interviste:

  • Io sono entrato a undici anni in seminario, nel 1947 nel dopoguerra, perché avevano visto a casa che io volevo studiare, in quell’epoca, nelle famiglie contadine quando un figlio voleva studiare, i genitori dicevano questo ragazzo deve fare il prete o l’avvocato. In seminario facevamo le recite sacre e dato che interpretavo ruoli drammatici, il rettore si arrabbiava perché la gente rideva quando dicevo le battute e quindi ho capito che la mia vocazione non era quella di fare il prete, ma quella di far ridere la gente.
  • Il mio sogno è sempre stato far ridere e piangere insieme.
  • Tenacia, tenacia al massimo, soprattutto in questi momenti di crisi. Mettetevi i paraocchi come ho fatto io e dite “tanto che mi frega”: soffro, farò tante cose, ma un giorno arriverò a fare quello che voglio. E se lo volete lo fate.
  • Vidi Berlusconi e pensai che fosse il pianista, perché suonava e cantava una canzone di Gilbert Becaud, la storia di un prigioniero innamorato: “A Pâques ou à la mi-carême/ quand je serai libéré/ lorsque j’aurai fini ma peine…”. La sapevo anch’io, così cantai con lui: “Marie, Marie, ecris donc plus souvent…”. Poi mi dissero: sai chi è quello? Il padrone di Telemilano. Finì che mi scritturò.
  • Sordi non era avaro. Sordi aveva il senso dell’importanza del denaro, che è una cosa del tutto diversa. Se noi davamo cento lire al mendicante, lui gliene dava mille. Se noi davamo mille lire di mancia al portiere d’albergo, lui gliene dava diecimila. Una volta gli chiesi: perché lo fai? E lui: perché io so’ Alberto Sordi, e da me s’aspettano questo.
  • La sua famiglia non mi voleva; così facemmo la fuitina. Ci sposammo alle sei del mattino, in sacrestia. Un freddo tremendo. Il testimone tardava, e il prete si innervosì: “Sbrighiamoci, che dopo ho un matrimonio!”. Ci rimasi malissimo: padre, e il nostro cos’è? Così promisi a mia moglie che un giorno avrebbe avuto una festa da principi. E ho mantenuto.
  • Spero abbia ragione Dino Verde, l’umorista, che diceva: il Padreterno parla napoletano, lingua universale. San Pietro parla romanaccio. La Madonna invece è veneta: “Comandi…”. Poi c’è uno che racconta barzellette e fa ridere tutti, e quando Dio gli chiede “chi sei?”, risponde: “Sono Antonio, ma voi chiamatemi Totò.
  • Vuol dire che nessuno ci ha capito niente di questa nazionale bisogna rifare tutto, tutto, tutto.
  • Da qualche anno ho ricominciato ad amarmi. Mi sto riprendendo. Mi sto buttando in attività assurde.
  • Papa Bergoglio mi ha scritto che gli attori, quando lavorano, hanno bisogno di essere illuminati dalle luci migliori e che la mia luce è sempre stata mia moglie Lucia. E che lo sarà ancora. Io con lei mi confrontavo sempre e ogni volta Lucia mi diceva che dovevo fare solo quello che mi piaceva. Per lei, ero destinato a far ridere le persone. E se riuscivo a farle commuovere o riflettere, era anche meglio.
  • Svizzera – Italia? Sembrava di vedere la Longobarda.
  • Molti dei miei colleghi pensano solo a far ridere le persone, io non sono così, perché credo che non sia un obbligo, bisogna anche pensare ai problemi della vita e risolverli, non aver paura di parlarne pubblicamente per affrontarli e rifletterci sopra.
  • Voglio raccontare un aneddoto riguardo una scena dell’ultima serie di Un Medico in Famiglia. Io e la mia finta moglie Milena Vukotic eravamo andati in ospedale da una giovane ragazza molto malata. Avevamo le lacrime agli occhi ed avremmo dovuto affrontare tutte le cose brutte che accadono quando uno sta male. Io allora ho detto alla regista di mettere nel corridoio dell’ospedale un banchetto dietro il quale si sarebbe seduto un usciere con in mano Il Corriere dello Sport. Poco dopo, passando davanti a lui, chiesi Che ha fatto la Roma?. C’è stato un boato di risate. Commozione e risata, questa è l’abilità di un attore. È un punto di arrivo per me.

Citazioni tratte dai film più iconici

Nel corso della sua lunga carriera, Lino Banfi ha recitato in tantissimi film. Tra i più famosi, si ricordano: L’insegnante va in collegio, La liceale nella classe dei ripetenti, L’onorevole con l’amante sotto il letto, L’infermiera di notte, Zucchero miele e peperoncino, Cornetti alla crema, Vieni avanti cretino, Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, L’allenatore nel pallone, Il commissario Lo Gatto, I pompieri, Scuola di ladri e Grandi magazzini.

Di seguito, vi presentiamo una raccolta di frasi tratte dalle pellicole più iconiche:

  • Una parola è troppa e due sono poche. (Un medico in famiglia)
  • Giovanna: Aaaaaaaaaaah! La sventura si è abbattuta su questa casa come nella 128a puntata di Falcon Crest. / Altomare: Ah, e ci sò volute 128 puntéte di Crost e crest come chézzo si chiema! Per capire la iella di questa chésa! (Da Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio)
  • Borlotti: Lei è un disoccupato! Lo sa? / Canà: E lei è un cornuto lo sa? (L’allenatore nel pallone)
  • Ti spezzo i menischi! (Al Bar dello Sport)
  • Se vi va di fumare, fumate… tanto, se deve succedere succede. (Pappa e Ciccia)
  • Il pediluvio del pensionato, acqua sale e bicarbonato. (Un medico in famiglia)
  • Pasquale: Senta, la tariffa quant’è? / Assistente del dentista: Per le otturazioni? / Pasquale: ehh… Pe… per? / Assistente: Per le otturazioni? / Pasquale: Mannaggia le miseria ma siete geniéli proprio, le inventate tutte giustamende… Sì, per le otturazioni. / Assistente: Più o meno 20.000. / Pasquale: Più? o meno? / Assistente: 20.000. / Pasquale: Precise. Allora… Cingue, cingue otturazioni. / Assistente: Cinque otturazioni?! / Pasquale: Sì, sono due anni cheee… (Vieni avanti cretino, Pasquale si trova in uno studio dentistico ma è convinto di essere in una casa d’appuntamenti)
  • Certo che hai preso tutto da tuo padre che è uno stro.. uno stro…, un nostro parente, non è mica mio cognato!? (Al Bar dello Sport)
  • Bergonzoni: Onore alla bellezza. Lei ha mai partecipato a qualche concorso? / Canà: Sì, alle Poste e Telecomunicazioni, ma non l’hanno presa perché non era raccomandata. (L’allenatore nel pallone)
  • Pasqualino Abate: Signor Esorcicciolo, io mi sono scoreggeto! / L’esorciccio: Ah! / Pasqualino Abate: E più di me, si è scoreggeta mia moglie! / L’esorciccio: Il condominio, che ne pensa? / Pasqualino Abate: Per fortuna abitiemo in campegna… / L’esorciccio: Ed i contadini? / Pasqualino Abate: Tutti scoreggeti, tutti! (L’esorciccio)
  • Mio padre era pugliese però io ho preso gli occhi da mia madre che era ceca… cioè non cieca… ceca della Cecoslovacchia. (Il Commissario Lo Gatto)
  • Canà: M’avete preso per un coglione! / Tifosi: Ma no! Per un eroe! / Canà: No! Mi avete preso per un coglione! / Tifosi: Ma no! Per un eroe! / Canà: Mi avete preso per un coglione sotto la mano, mi fa male! (L’allenatore nel pallone)
  • Quello che sei, io ero; quello che sono, tu sarai. (Un medico in famiglia)
  • Pasquale: Io leggo sai? / Gaetano: Sì, sì… / Pasquale: Specialmente sul fatto dei gay… / Gaetano: Eh? / Pasquale: …mi sono proprio documentato molto, sai? Dunque, i ricchioni si dividono in due grandi categorie: i maschi e le femmine, che sono gli unisex… / Gaetano: Sì… / Pasquale: …in inglese Sex appeal. Poi ci sono… eh… / Gaetano: Sì… / Pasquale: Gli attivi, i passivi e i riflessivi, che sarebbero i pediatri, lo sappiamo tutti. / Gaetano: Sì… / Pasquale: E poi c’è la categoria, direttamente, quella che proprio è femmina, sai, quelle che si travestono: i travertini… / Gaetano: Sì, i mattoni forati! (Vieni avanti cretino)
  • Sig. Gentilini: Vai a prendere altre tovaglie e don’t break my ball! / Ruoppolo: Non ho afferreto scusi… / Sig. Gentilini: Nun me rompe li cojoni! / Ruoppolo: Ho afferreto benissimo! (I pompieri)
  • Crisantemi: Mister mi preparo? / Canà: No, no, che è già un funerale la partita. (L’allenatore nel pallone)

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