Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle di Ivano Fossati, tratte sia dalle canzoni che dalle interviste che ha rilasciato.
Con oltre cinquant’anni di carriera alle spalle, Ivano Fossati è uno dei cantautori che ha fatto la storia della musica italiana. Vi presentiamo una raccolta delle sue frasi più belle, alcune tratte dalle canzoni e altre dalle poche interviste che ha rilasciato nel corso degli anni.
Frasi tratte dalle canzoni di Ivano Fossati
Classe 1951, Ivano Fossati si è avvicinato alla musica quando era soltanto un bambino, studiando pianoforte. I primi passi li ha mossi in alcuni gruppi rock progressive, ma il successo è arrivato nel 1972 con la band Delirium e il brano Jesahel. Poco dopo, ha dato il via alla sua carriera da solista che ancora oggi porta avanti con grande soddisfazione.
Sono tante le canzoni lanciate in oltre cinquant’anni di carriera: da Dedicato a La musica che gira intorno, passando per Panama, C’è tempo, Una notte in Italia, L’amore trasparente presente e Mio fratello che guardi il mondo. Di seguito, una selezione delle frasi più belle tratte dai brani di Ivano Fossati:
- C’è un tempo negato e uno segreto, un tempo distante che è roba degli altri, un momento che era meglio partire e quella volta che noi due era meglio parlarci. (C’è tempo)
- Mio fratello che guardi il mondo e il mondo non somiglia a te, mio fratello che guardi il cielo e il cielo non ti guarda. (Mio fratello che guardi il mondo)
- Bella che ci importa del mondo, verremo perdonati te lo dico io,, da un bacio sulla bocca un giorno o l’altro. (Il bacio sulla bocca)
- Presto, dov’è la mia faccia più dura? Che si non veda che ho paura. (E anche io)
- E se l’amore è tutto segni da decifrare, perdona se non ho avuto il tempo di imparare. (Carte da decifrare)
- La mia banda suona il rock e tutto il resto all’occorrenza, sappiamo bene che da noi fare tutto è un’esigenza. È un rock bambino, soltanto un po’ latino, una musica che è speranza, una musica che è pazienza. (La mia banda suona il rock)
- La costruzione di un amore spezza le vene delle mani, mescola il sangue col sudore, se te ne rimane. La costruzione di un amore non ripaga del dolore, è come un altare di sabbia in riva al mare. (La costruzione di un amore)
- Staremo accanto alla finestra, dritti nell’aria della sera, ritorneremo a respirare, ricorderemo la maniera. (Ventilazione)
- Per niente facili, uomini così poco allineati, li puoi cercare ai numeri di ieri se nella notte non li avranno cambiati. (La musica che gira intorno)
- Sono un visionario, vedo quello che non c’è, sogno una macchina che riavvolge il tempo. (La bottega di filosofia)
- Mi dicono che Dio esiste ma si accontenta di camere doppie con la vista siderale, mentre qui da noi piove sempre. (Labile)
- Se fossi un vero viaggiatore t’avrei già incontrato… (Carte da decifrare)
- Alzati che si sta alzando la canzone popolare, se c’è qualcosa da capire ancora ce lo dirà, se c’è qualcosa da chiarire ancora ce lo dirà. (La canzone popolare)
- E a tutti griderò di non partire più e di non obbedire per andare a morire per non importa chi. (Il Disertore)
- Di andare ai cocktails con la pistola non ne posso più, Piña Colada o coca cola non ne posso più. (Panama)
- È tutta musica leggera ma come vedi la dobbiamo cantare, è tutta musica leggera ma la dobbiamo imparare. (Una notte in Italia)
- Certi giorni non so nemmeno, come pregare. Certe volte non so davvero cosa aspettare. Certe notti sono sicuro che sbaglio io, toccami la mano e lo saprò. (Denny)
- L’amore fa guerra agli idioti, agli arroganti pericolosi, fa bellissima la stanchezza, avvicina la fortuna quando può. (L’amore fa)
- Ah, se potessi raccontare tutto quello che vedo e sento dall’orizzonte di questo cielo che picchia giù nel mare e in questa notte cieca di luna e te se stai ad ascoltare. (La barca di legno rosa)
- Mi piacciono tanto gli aeroplani quando alzano il muso da terra, non mi hanno mai fatto paura, solo certe ali nere di certe macchine per la guerra mi fanno chiudere ancora gli occhi e ancora il cuore. (Sigonella)
- Ma sapere dove andare è come sapere cosa dire, come sapere dove mettere le mani. Io non so nemmeno se ho capito quando t’ho perduta. Qui fioriscono le rose, ma dentro casa è inverno e fuori no. (E Di Nuovo Cambio Casa)
- Voltati per un sorriso qui nel buio, tienimi la mano, guarda come corrono quei due nell’ombra e che bagliori fa la gelosia. (Ombre e luce)
- Ora ho un contratto con gli angeli e ti ritrovo di sicuro vita, in qualche mese d’agosto accecante o in un tempo meno illuso che vuoi tu. (La disciplina della terra)
- Ma soprattutto ci vuole coraggio a trascinare le nostre suole da una terra che ci odia ad un’altra che non ci vuole. (Pane e coraggio)
Frasi tratte dalle interviste di Ivano Fossati
Nel corso della sua lunga carriera, Ivano Fossati ha collezionato collaborazioni di un certo livello, come quelle con Fabrizio De Andrè, Mina, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia e Gianni Morandi. La sua vita non è stata dedicata solo al lavoro, ma anche all’amore. Tra le sue ex fidanzate più note ci sono Mia Martini e Nancy Brilli. Ha avuto, però, un solo matrimonio, quello con Gildana Caputo, nel corso del quale è nato l’unico figlio Claudio.
Di seguito, una selezione delle sue frasi più belle tratte dalle rare interviste che ha rilasciato nel corso degli anni:
- Si tratta di una decisione serena, presa in tanto tempo. Ho sempre pensato che, alla mia età, avrei voluto cambiare. Mi sono sempre chiesto se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto fino ad ora.
- Avrò voglia di raccontare finché sarò curioso. Finché sarò capace di osservare, avrò cose da scrivere e, per il momento la curiosità è intatta.
- Io mi sento libero, però devo sempre aggiungere, nel modo in cui ci si può sentire liberi in un paese occidentale dove gli esseri umani comunque sono legati da mille e mille fili visibili e invisibili. Dunque siamo liberi di una libertà relativa.
- Ai giovani dico sempre: siate europei, non italiani.
- So che c’è un momento splendente nella nostra carriera, nella nostra vita. Per me è iniziato quando avevo venticinque anni e ho cominciato a capire cosa volevo essere.
- Siamo passati dalla centralità della musica al fatto che sia diventata il carburante per i cellulari. Si ascoltavano le cose con attenzione, si discutevano, si imparava a sognare o a ragionare.
- Al di là di tutti i posti del mondo che ho visto rimangono quei trenta chilometri che vanno da Genova a Sestri Levante. Quello è l’unico posto al mondo dove posso pensare di vivere.
- Tirarsi fuori dai meccanismi discografici non equivale a dire addio alla musica. Non è la musica che abbandono, anzi voglio studiare, suonare molto, rimanere appassionato.
- Siamo come equilibristi. Abbiamo un punto di partenza, che rappresenta tutto quello avevamo nel passato, la discografia, il mondo della musica per come lo conoscevamo. Poi c’è questo filo sospeso sul vuoto su cui ci dovremmo muovere, attenti a non cadere nel baratro. Dall’altra parte c’è il futuro, quello che ci sarà, che ci aspetta. Solo che al momento vediamo solo il filo e il baratro, senza sapere quanto il punto di approdo è lontano e cosa ci aspetta.
- Esattamente come se si leggesse un libro. Non c’era differenza tra immergersi nella letteratura o nella musica.
- Certamente mi sento italiano. Ci sono giorni in cui penso che vorrei vivere da un’altra parte, in un altro Paese. Però poi per fortuna sento che dentro c’è questa luce che brilla, che mi fa immediatamente tornare a pensare che non bisogna invece stare accanto al proprio Paese e vivere i passaggi buoni come i passaggi difficili. Si deve essere in ogni caso felici della propria terra perché è un bene altissimo quello di poter essere appartenenti ad una terra nobile, anche nei momenti difficili, anzi soprattutto nei momenti difficili.
- Il mio tempo era quando avevo venti, trenta anni. È lì, in quella fila di vinili. Io non lo ripudio, sto bene là in mezzo. Poi tutto quello che posso imparare, rispetto alla modernità, cerco di apprenderlo. Non mi piace millantare un senso di iper attualità che poi vedo, in realtà, non appartenere a nessuno.
- C’è ancora rimedio a tutto. Basta continuare a parlare mettendo i verbi al loro posto, difendersi dalla pubblicità, non lasciarsi troppo convincere dalle idee trendy in circolazione. Credo che le persone abbiano ancora tutta la possibilità di mantenere la propria cultura a un livello accettabile.
- È un’Italia ostaggio del desiderio sfrenato di visibilità, soldi, potere. Un’Italia arrogante, con poca cultura. Il rock ci insegna che certi concetti vanno urlati. Se non urla la voce, urlano gli strumenti.
- Facciamo di tutto per cancellare la memoria, come se facesse paura, come se fosse scomoda. Io invece cerco di tenermela più che posso. La memoria delle cose viste, delle persone, degli avvenimenti, i libri letti, gli affetti, di tutto. E anche la memoria delle cose meno belle. Perché siamo fatti di quello. Gli esseri umani sono fatti di acqua e memoria. E’ uno dei beni supremi che abbiamo durante questa vita. Non vedo perché cancellarlo fingendo che sia più leggera di quello che è.
- La recensione negativa ferisce ma fa quasi “piacere”, se ha fondamento. L’acquiescenza mi dà fastidio, i complimenti immotivati mi disturbano. Nei Settanta si creavano dialettiche brutali ma stimolanti tra artista e giornalista, oggi quasi mai.
- Non tutto può essere cantato al ritmo della musica. Bisogna chiudere gli occhi, immaginare, prendersi del tempo e provare a raccontare. E riuscire a raccontare è tanto, forse è meglio di tutto.