Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle della fiction L’Amica Geniale, tratta dalla saga di Elena Ferrante.
Elena Greco e Lila Cerullo, ma anche la famiglia dei Solara: sono tanti i protagonisti de L’Amica Geniale che, in un modo o nell’altro, riescono a suscitare emozioni. Vi presentiamo una raccolta delle frasi più belle tratte dalla fiction Rai prodotta in collaborazione con HBO.
Le frasi più belle della fiction L’Amica Geniale
L’Amica Geniale non è stato soltanto un romanzo fortunato, nato dalla penna della fittizia Elena Ferrante, ma anche una fiction di successo. Quattro stagioni condite da famiglie impegnative, amicizie particolari e amori tossici, con l’Italia in trasformazione a fare da sfondo. Elena Greco e Lila Cerullo, nella serie interpretate rispettivamente da Alba Rohrwacher e Irene Maiorino, sono amiche e, allo stesso tempo, rivali. Si avvicinano e si allontanano, ma restano sempre legate.
Di seguito, vi proponiamo una raccolta delle frasi più belle della fiction L’Amica Geniale:
- Tu sei la mia amica geniale, devi diventare la più brava di tutti, maschi e femmine.
- E’ stato il Diavolo a inventarsi il mondo, non il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
- Invidiavo a Lila quel fratello così solido e a volte pensavo che la differenza vera tra me e lei era che io avevo solo fratelli piccoli, quindi nessuno che avesse la forza di incoraggiarmi e sostenermi contro mia madre rendendomi libera di testa, mentre Lila poteva contare su Rino, che era capace di difenderla contro chiunque, qualsiasi cosa le venisse in mente.
- Io non mi innamorerò mai di nessuno e non scriverò mai mai mai una poesia. – Ma gli altri si innamoreranno di te. – Si andranno a fidanzare con un’altra, proprio come ha fatto Enea, che alla fine si è messo con la figlia di un re.
- In sua assenza, dopo una breve esitazione mi ero messa al posto suo. O meglio, le avevo fatto posto in me.
- Non ho nostalgia della nostra infanzia, è piena di violenza. Ci succedeva di tutto, in casa e fuori, ogni giorno, ma non ricordo di aver mai pensato che la vita che c’era capitata fosse particolarmente brutta. La vita era così e basta, crescevamo con l’obbligo di renderla difficile agli altri prima che gli altri la rendessero difficile a noi.
- Se la vedevo per strada, per l’angoscia cambiavo strada. Ma poi non resistevo e le andavo incontro come a una fatalità.
- Forse, quando uno uno si innamora di una persona non le fa prima l’esame per vedere se sa scrivere una lettera d’amore.
- Capii all’improvviso perché non avevo avuto Nino, perché lo aveva avuto Lila. Non ero capace di affidarmi a sentimenti veri. Non sapevo farmi trascinare oltre i limiti. Non possedevo quella potenza emotiva che aveva spinto Lila a fare di tutto per godersi quella giornata e quella nottata. Restavo indietro, in attesa. Lei invece si prendeva le cose, le voleva davvero, se ne appassionava, giocava al tutto o niente, e non temeva il disprezzo, lo scherno, gli sputi, le mazzate.
- Diventammo l’una per l’altra frammenti di voce, senza mai nessuna verifica dello sguardo.
- Le parole vanno raramente al posto giusto, e solo per un tempo brevissimo. Per il resto servono a parlare a vanvera, come adesso. O a fingere che sia tutto sotto controllo.
- Non è nessuno. E per chi non è nessuno, diventare qualcuno è più importante di qualsiasi altra cosa.
- Era lui? Era lui che avevo sempre amato? O uno sconosciuto che stavo costringendo ad assumere una fisionomia chiara e definitiva?
- Uno ti può fare del male solo se vuoi bene a qualcuno. Ma io non voglio più bene a nessuno.
- Per scrivere bisogna desiderare che qualcosa ti sopravviva. Io invece non ho nemmeno la voglia di vivere, non ce l’ho mai avuta forte come ce l’hai tu. Se potessi cancellarmi adesso, proprio mentre ci parliamo, sarei più che contenta. Figuriamoci se mi metto a scrivere.
Frasi fiction L’Amica Geniale
Il quarto e ultimo capitolo della fiction L’Amica Geniale chiude le vicende di Elena e Lila, diventate ormai grandi ma sempre con problemi a cui far fronte. Di seguito, vi presentiamo un’altra selezione di frasi tratte dalla serie tv:
- Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.
- Se non c’è amore, non solo inaridisce la vita delle persone, ma anche quella delle città.
- Non ci sono gesti, parole, sospiri che non contengano la somma di tutti i crimini che hanno commesso e commettono gli esseri umani.
- Forse devo cancellare Lila da me come un disegno sulla lavagna, pensai, e fu, credo, la prima volta. Mi sentivo fragile, esposta a tutto, non potevo passare il mio tempo a inseguirla o a scoprire che lei mi inseguiva, e nell’un caso e nell’altro sentirmi da meno.
- Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali sono i disastri all’origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità. I grandi, in attesa di domani, si muovono in un presente dietro al quale c’è ieri o l’altro ieri o al massimo la settimana scorsa: al resto non vogliono pensare. I piccoli non sanno il significato di ieri, dell’altro ieri, e nemmeno di domani, tutto è questo, ora.
- La bellezza che Cerullo aveva nella testa fin da piccola non ha trovato sbocco e le è finita tutta in faccia, nel petto, nelle cosce e nel culo, posti dove passa presto ed è come se non ce l’avessi mai avuta.
- Lei era così: rompeva equilibri solo per vedere in quale altro modo poteva ricomporli.
- Si sta facendo del male dentro, perché le frasi, gridate così nella gola, in petto, ma senza esplodere nell’aria, sono come pezzi di ferro tagliente che gli stanno ferendo i polmoni e la faringe.
- Fanno così perché ci sono nati. Ma non tengono nella testa nemmeno un pensiero che è loro, che hanno faticato a pensare. Sanno tutto e non sanno niente.
- Desidero di essere punita per la mia inadeguatezza, desidero che mi accada il peggio, qualcosa di così devastante da impedirmi di far fronte a stanotte, a domani, alle ore e ai giorni che verranno, ribadendomi con prove sempre più schiaccianti la mia costituzione inadatta.
- Il mondo se n’era andato in disordine e io non riuscivo a trovare dentro di me l’autorità per richiamarlo indietro e riordinarlo.
- Aveva imparato che cercare le ragioni le faceva male e aspettò che l’infelicità diventasse prima un generico malumore, poi malinconia e infine il normale affanno di ogni giorno.
- Era addestrato fin dall’infanzia a individuare le regole nel caos. Ma di fronte all’abbandono siamo tutti uguali: nemmeno una testa molto ordinata può reggere alla scoperta di non essere amata.
- Subito dopo il suo funerale mi sentii come quando all’improvviso si mette a piovere forte, ti guardi intorno e non trovi un posto dove ripararti.
- I libri si scrivono per farsi sentire, non per stare zitti. Non si scrive tanto per scrivere: si scrive per fare male a chi vuol far male. Un male di parola contro un male di pugni e calci e strumenti di morte. Non molto, ma abbastanza.