Le migliori filastrocche di carnevale, lunghe o corte, da insegnare a scuola ai nostri bambini: ecco quelle che non puoi non conoscere.
Il mondo delle filastrocche di carnevale è un mondo magico, in cui le parole danzano al ritmo festoso delle celebrazioni, permettendo alla nostra immaginazione di spiccare il volo. Con tutte le maschere e i colori tipici di questi giorni di festa, non c’è periodo migliore per dare uno slancio alla propria fantasia, attraverso costumi, dolcetti e anche splendide poesie e filastrocche da insegnare ai propri bambini.
Se stai cercando le migliori filastrocche dedicate alla festa più ‘pazza’ e vivace dell’anno, in questo articolo te ne proporremo alcune davvero imperdibili. Dalle filastrocche in rima a quelle di Rodari, da quelle lunghe a quelle brevi, partiamo insieme in questo viaggio all’insegna della fantasia e della musicalità.
Filastrocche di carnevale: le migliori
Nel periodo di carnevale ogni scherzo vale. E anche ogni rima. Non a caso, in questi giorni di festa in tutte le scuole sono molte le maestre che insegnano ai bambini poesie e filastrocche più o meno famose, adatte a tutte le età, semplici da imparare e in grado di far accendere ancora di più la fantasia dei più piccoli.
Che tu stia cercando filastrocche lunghe e ‘seriose’ o altre decisamente più giocose e leggere, in questo paragrafo te ne proporremo diverse adatte da scrivere su biglietti colorati o da utilizzare su lavoretti a tema. Alcune sono semplici da imparare, altre molto più complesse, ma tutte divertenti e perfette per questo periodo:
– Viva i coriandoli di Carnevale,
bombe di carta che non fan male!
Van per le strade in gaia compagnia
i guerrieri dell’allegria:
si sparano in faccia risate
scacciapensieri,
si fanno prigionieri
con le stelle filanti colorate.
Non servono infermieri
perché i feriti guariscono
con una caramella.
Guida l’assalto, a passo di tarantella,
il generale in capo Pulcinella.
Cessata la battaglia, tutti a nanna.
Sul guanciale
spicca come una medaglia
un coriandolo di Carnevale.
(Gianni Rodari)
– Arlecchino ti presento
tutte toppe ma contento.
e Brighella suo compare,
cosa pensa di brigare?
Scaramuccia faccia buffa
sempre pronto a far baruffa.
E Tartaglia che non sbaglia,
quando canta non tartaglia.
Meneghino che, pian piano,
va a passeggio per Milano
e Pierrot vediamo qui
che è venuto da Paris.
Vuoi sapere chi è costui?
Peppe Nappa, proprio lui
Pulcinella saggio e arguto
che da Napoli è venuto.
E Gianduia piemontese
che di tutti è il più cortese.
Da Bologna ecco che avanza
Balanzon dalla gran panza.
Tutti insieme fan colazione
e chi paga è Pantalone!
(Attilio Cassinelli)
– Filastrocca di Carnevale
fai uno scherzo niente male
getta acqua di ogni colore
e lava via tutto il grigiore.
Togli lo sdegno da ogni viso
curva le labbra in un sorriso
riempi le bocche di belle risate
e le strade di carri e parate.
Regala al cielo le stelle filanti
ai disillusi due occhi sognanti
spargi coriandoli per la via
riporta nei cuori la fantasia.
Porta un costume a tutti noi
facci giocare a essere eroi
e sotto questi mascheramenti
saremo tutti felici e contenti.
(Giuseppe Bordi)
– Quante maschere per via:
che fracasso, che allegria!
Arlecchino multicolore
è sempre di buon umore;
il suo amico Brighella
non ha soldi nella scarsella;
Pulcinella si consola:
suona la mandola.
Di Milano è Meneghino
e Gianduia di Torino;
Stenterello è toscano,
Rugantino romano.
Avaro è Pantalone,
superbo Balanzone.
Graziosa e birichina,
con Rosaura va Colombina.
Tante altre mascherine,
eleganti e chiacchierine,
vanno a spasso in compagnia:
che fracasso, che allegria!
(Carla Piccinini)
– Carnevale vecchio e pazzo
s’è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.
E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.
Beve, beve all’improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.
Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.
(Gabriele D’Annunzio)
–
La stagion del Carnevale
tutto il Mondo fa cambiar.
Chi sta bene e chi sta male
Carnevale fa rallegrar.
Chi ha denari se li spende;
chi non ne ha ne vuol trovar;
e s’impegna, e poi si vende,
per andarsi a sollazzar.
Qua la moglie e là il marito,
ognuno va dove gli par;
ognun corre a qualche invito,
chi a giocare e chi a ballar.
Par che ognuno di Carnevale
a suo modo possa far,
par che ora non sia male
anche pazzo diventar.
Viva dunque il Carnevale
che diletti ci suol dar.
Carneval che tutto vale,
che fa i cuori giubilar.
(Carlo Goldoni)
– Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un’altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
“Ti assicuro e te lo giuro
che ti andrà bene li mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l’altro bolletta!”.
(Gianni Rodari)
La più belle filastrocche di carnevale corte
Come per le filastrocche dedicate al Natale, anche quelle per il carnevale possono essere in alcuni casi molto lunghe e per questo motivo non semplicissime da apprendere in poco tempo. Se hai intenzione di far divertire i più piccoli senza costringerli a faticare in maniera eccessiva, possiamo proporti in questo paragrafo alcune poesiole decisamente più brevi ma in grado comunque di cogliere appieno lo spirito del carnevale, una festa tanto antica quanto importante per poter sottolineare l’importanza della libertà nelle nostre vite. Ecco alcune delle migliori:
– Perché si chiamano stelle filanti?
Non sono mica stelline del cielo?
Ma sono strisce a colori sgargianti,
fatte di carta che pare di velo.
Sembran piuttosto festoni gettati
da casa a casa, da pianta a pianta;
collane, dondoli colorati,
dove il vento ci balla e ci canta.
Poi, le notti di luna piena
un raggio d’oro ci fa l’altalena.
(Mario Lodi)
– Io mi vesto da pompiere,
tu da vespa o candeliere,
lui da essere spaziale:
travestirsi non è male!
Io mi vesto da regina,
tu da sacco di farina,
lei da frate o da serpente:
travestirsi è divertente!
Io mi vesto da canguro,
tu da cavolo maturo,
lui da papera o da cuoco:
travestirsi, che bel gioco!
(Roberto Piumini)
– Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse
ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa
(Gianni Rodari)
– Balanzone gran dottore,
Pantalone gran signore,
Arlecchino e poi Brighella, ecco
arriva Pulcinella.
Furbe, vispe e biricchine…
benvenute mascherine!
(Attilio Cassinelli)
– Girotondo, girotondo,
noi giriamo tutto il mondo.
C’è Gianduia e Meneghino,
Pulcinella e Arlecchino.
C’è Brighella e Pantalone,
Meo Patacca e Balanzone,
Beppe Nappa siciliano,
Stenterello che è toscano…
Girotondo, girotondo,
noi viaggiam per tutto il mondo,
e con noi portiam la gioia
che è nemica della noia
– Nelle piazze in ogni via
c’è un’allegra compagnia
che vestita in modo strano
canta, balla e fa baccano.
Mascherine mascherine
siete buffe ma carine
con i vostri nasi rossi
fatti male, storti e grossi
con i costumi che indossate
con gli scherzi che vi fate
voi portate l’allegria
in qualunque compagnia.
– Carnevale balla e canta
fa sorrisi a tutti quanti:
scarpe vecchie e grossi guanti…
Tutti allieta, tutti incanta.
Va girando tutto il mondo
per donare l’allegria;
Carneval bello e giocondo
il dolor vuol cacciar via.
(G. Mazzeo)
– Zumpete pa, zumpete pa
il Carnevale eccolo qua.
Trombette e cembali
tamburi e piatti
fanno un baccano che non si sa.
Chi suona bene,
chi suona male
o canta forte, chi scende e chi sale,
chi lancia lazzi lassù lassù…
È il finimondo? È il temporale?
Sono i rumori del Carnevale.
(Mario Lodi)